sabato, Gennaio 18, 2025

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Il sostituto Cannavale allarga l’inchiesta sull’intera isola. Stando ad indiscrezioni investigative sarebbero state predisposte nuove intercettazioni telefoniche, soprattutto verso soggetti che fino ad ora non sono stati sfiorati dall’indagine. Particolare attenzione è rivolta alle dichiarazioni rese dal titolare dell’Hotel Villa Sorriso di Forio. In merito ai rapporti intrattenuti con alcuni imprenditori

PAOLO MOSE’ | L’ordine di remissione in libertà è stato accolto da parte degli addetti ai lavori che operano nel campo della giustizia con favore. Soprattutto i cosiddetti tecnici, che masticano dell’esatta classificazione dei reati che vengono affibbiati ad indagati per determinati comportamenti. L’opinione pubblica si era anche divisa tra colpevolisti e innocentisti, come accade di solito nei casi più eclatanti, che hanno un impatto mediatico più dirompente. Forse è meglio astenersi dall’esprimere giudizi, questo è un compito che spetta al giudice che dovrà emettere la sentenza. Perché è certamente chiaro che il pubblico ministero Alberto Cannavale su questa indagine non mollerà tanto facilmente. Al di là delle valutazioni che ne farà il tribunale del riesame allorquando depositerà la motivazione. Anche se nel caso dovesse decidere che non siamo nella fattispecie della concussione, ma di un’ipotesi di reato diversa, ed è quella che preoccupa maggiormente chi ha denunciato. In questo caso l’albergatore foriano Ciro Castiglione. Trovarsi ai nastri di partenza con la qualifica di vittima, di soggetto sottoposto a particolari pressioni e richieste, e poi ritrovarsi indagato a tutti gli effetti non è piacevole. In un’ipotesi di reato che deve essere necessariamente nell’ambito delle diverse formulazioni di corruzione. Questo è prematuro, ma gli stessi avvocati ritengono che tutto questo può accadere, perché dalla lettura degli atti si evince proprio questo aspetto e che certamente il collegio del riesame ne ha discusso in camera di consiglio. Per sbrogliare questa matassa, è necessario avere un po’ di pazienza, attendere fiduciosamente cosa scriveranno i giudici della X sezione del collegio E del riesame. Quando alla scadenza del quarantacinquesimo giorno depositeranno le motivazioni.
Non è comunque un’inchiesta che può definirsi “paralizzata”. Per stessa ammissione dell’ufficio di Procura, altre indagini trovano degli sbocchi e che vengono dirette personalmente dal capitano della Compagnia di Ischia Andrea Centrella e dal suo braccio destro, il maresciallo aiutante Salvatore Schiano. Quest’ultimo sempre in prima linea nelle indagini più delicate e che hanno bisogno di una particolare discrezione, per evitare che fuoriescano informazioni che possono compromettere gli accertamenti sui vari personaggi isolani e non. L’attenzione massima è rivolta ad altri imprenditori del settore turistico-alberghiero. Il perché è presto detto: ci sarebbero state altre situazioni particolari sulle quali necessita un approfondimento per capire se dietro rapporti, che escludono l’ufficio di Capitaneria, ci possono essere altre situazioni più o meno compromettenti. Non per nulla uno dei più rappresentativi albergatori di Forio, colui che detiene la proprietà dell’Hotel Villa Sorriso e del ristorante Oasis, è stato convocato e trattenuto per il tempo necessario per rispondere a molte domande. Stando a quanto il pubblico ministero ha depositato nella camera di consiglio, si è fatto riferimento ad una somma di 22.000 euro che sarebbero stati “trattati” in un ambito di lavoro nei rapporti intrattenuti tra l’albergatore e il D’Abundo in riferimento a quando gestiva la famosa agenzia di viaggi. Ci sarebbe, infatti, una sorta di dare e avere che risale a qualche anno fa. D’Abundo lamenta dei crediti. Cosa ha riferito il proprietario di Villa Sorriso durante il confronto con gli investigatori? Avrebbe dichiarato di aver subito la presenza quasi fissa dell’agente di viaggio. Ritenendola in qualche modo asfissiante in alcuni momenti. Come se premesse di continuo per chiudere eventuali rapporti lavorativi. Stando agli investigatori, le risposte dell’albergatore non sarebbero state ritenute soddisfacenti. Troppo poco rispetto a quanto speravano di ottenere. Avrebbe avuto un atteggiamento omissivo, non dicendo tutta la verità, nient’altro che la verità. Rispetto a quanto era a sua conoscenza. Gli investigatori hanno i riscontri? Cosa sanno? Certo è che la storia insegna che questa indagine ha avuto sì un colpo ben assestato dal tribunale del riesame che di fatto ha annullato i provvedimenti cautelari e qui non ci piove. Ma dall’altra innesca una possibile reazione “naturale” da parte di chi si ritrova con una bocciatura rispetto ad un quadro favorevole. Diciamoci la verità, che la Procura si aspettava una conferma delle misure cautelari. La presenza del pubblico ministero Cannavale all’udienza del riesame era stato un segnale chiaro ai giudici della particolare attenzione dell’ufficio di Procura in questa indagine. Nella stragrande maggioranza dei casi il pubblico ministero non viene mai a discutere dinanzi al collegio del riesame e lo fa solo per particolari casi specifici. E non è da escludere, a questo punto, che vi siano anche utenze telefoniche tuttora monitorate per carpire ulteriori informazioni o errori che molto spesso commette chi ha l’abitudine a confessarsi con l’interlocutore. Spasimando di informarlo di chissà che cosa, e lo fa in modo sbagliato creando anche delle incomprensioni che non fanno altro che peggiorare la situazione. Certo è che gli albergatori di Forio sono alquanto particolari e l’attività che venne posta in essere dal pubblico ministero Cannavale qualche anno fa su queste strutture per ricondurle nella legalità è stata incalzante, con continue ispezioni, controlli, sequestri a ripetizione. Ogni controllo innescava la scoperta di altre violazioni di legge che a quanto pare sono state tutte perseguite.
Sugli altri due interrogatori che sono stati eseguiti a tambut battente dalla Procura esiste una sostanziale riservatezza. Ci sperano molto gli investigatori, che da quelle sommarie informazioni possano scaturire altri filoni, altrettanto importanti. Lo stesso pubblico ministero Cannavale è sembrato abbastanza abbottonato.
Altri rumors che provengono sempre da palazzo di giustizia riferiscono con certezza che Forio è il punto di partenza di qualcosa che potrebbe ulteriormente allargarsi verso altri comuni. La Procura non intenderebbe mollare la presa per scoperchiare altre situazioni che al momento necessitano di approfondimenti. Quali? E’ difficile dirlo in questa fase proprio per la riservatezza che si è imposto chi indaga. E si aggiunge anche di conoscere l’effettiva titolarità di chi gestisce importanti settori della vita economica dell’isola. Cannavale, come abbiamo più volte sottolineato, è stato per circa dieci anni magistrato di punta della Direzione distrettuale antimafia e quindi esperto nel valutare se ci sono soggetti che investono rimanendo dietro le quinte. Non per nulla proprio in questi giorni è arrivato un provvedimento del tribunale della sezione misure di prevenzione che di fatto ha sequestrato alcuni beni di una nota famiglia partenopea. Legata al mondo della malavita. Si tratta della famiglia Zinzi, che con molta discrezione e con una capacità di occultare gli investimenti aveva acquistato diversi beni immobiliari e li gestiva per il tramite dei classici prestanome. Solo con un’indagine accurata degli uomini che si occupano prevalentemente di combattere il fenomeno criminale presente nel capoluogo campano si è riusciti a risalire ai veri proprietari. Grazie al lavoro di militari esperti della Guardia di Finanza. Spulciando su società che se da una prima visura risultavano limpide, perfettamente gestite sotto l’aspetto fiscale, altro non erano che diramazioni di altre società che a loro volta confluivano in altre società. Un gioco delle cosiddette scatole cinesi per disperdere il vero dominus di questi investimenti. Alla fine si è comunque risaliti a chi materialmente ha messo sul tavolo i denari per perfezionare la compravendita.
Tornando all’indagine che ha occupato l’interesse dell’opinione pubblica isolana, c’è da dire che escluso il rapporto intrattenuto con Ciro Castiglione, il maresciallo della Capitaneria di porto Giovan Giuseppe Ferrandino non ne ha avuti altri. La sua attività di pubblico ufficiale è stata setacciata in questi mesi in lungo e in largo con molta discrezione, anche se qualche notizia era comunque trapelata prima che venisse eseguita la misura. Nessun “scheletro nell’armadio” è stato trovato e l’attenzione di chi ha indagato si è quindi concentrata proprio su quest’aspetto delle due vacanze a Castellaneta in Puglia che hanno convinto il gip Montefusco ad emettere la misura. Confermando questa ipotesi di concussione. Dalla sua il sottufficiale può vantare che tutti gli ordini che gli sono stati impartiti dallo stesso pubblico ministero Cannavale sono stati portati a termine con i sequestri di quelle aree termali e gli scarichi ritenuti abusivi. Anzi, stando alle carte che emergono da quelle messe a disposizione del tribunale del riesame, il Ferrandino sarebbe andato oltre segnalando altre anomalie riscontrate durante le visite negli alberghi che non portarono nella immediatezza alla richiesta di sequestro del pm al giudice per le indagini preliminari. Queste circostanze sono state spiegate durante le discussioni nella camera di consiglio dalla difesa per dire che l’indagato sottufficiale è sempre stato ligio al proprio dovere, di non aver mai svolto alcun favoritismo anche e soprattutto per quanto riguarda le verifiche che sono state fatte negli alberghi che fanno capo al gruppo familiare dei Castiglione. Quest’ultimo aspetto delle indagini trova la figura del D’Abundo quale elemento trait d’union e il suo difensore, avv. Stefano Pettorino, ha fatto un lavoro importante per tirarlo fuori da questo ginepraio. Per essere stato l’agente di viaggio dipinto in modo particolare dagli stessi investigatori e dal pubblico ministero, che ha usato parole dure dinanzi al riesame per descrivere la sua personalità. La difesa ha controbattuto con altrettanta fermezza e determinatezza per riportare il confronto solo sugli aspetti riguardanti la contestazione di concussione che a quanto pare ha trovato riscontro nella pronuncia e con l’annullamento degli arresti domiciliari e con il ritorno in libertà.

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