La POLPA E L’OSSO di Francesco Rispoli | … perch’io, che nella notte abito solo, anch’io, di notte, strusciando un cerino sul muro, accendo cauto una candela bianca nella mia mente – apro una vela timida nella tenebra, e il pennino strusciando che mi scricchiola, anch’io scrivo e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto che mi bagna la mente…
Giorgio Caproni
Nell’antica Grecia, ἰδιώτης, “idiota”, indicava un cittadino che per i suoi impegni di lavoro non aveva tempo per occuparsi degli affari della città, della politica. Nella democrazia ateniese svolgere un ruolo politico era considerato dovere morale e segno di virtù. Così gli “idioti” erano i non partecipanti alla politica, semplicemente. Il termine assunse via via significato dispregiativo: per indicare persone prive di conoscenze; poi coloro che non avevano ricevuto un’istruzione formale e, per i mutamenti socio-culturali, le persone poco intelligenti, stupide. È diventato, infine, un insulto.
Chi sono gli “idioti” oggi? «Gli stranieri, i migranti, i “sans-papiers”, gli “squatters”, i senza-casa, i disoccupati, i precari, i disabili, i privi di assicurazione, i rifugiati, gli esiliati, i deportati?» (G. Borradori, Città rifugio, città ribelli e la città a-venire, 2015), i “corpi dispensabili” (J. Butler, L’alleanza dei corpi, 2017), le vittime del progetto “neoliberal” e della sempre più asimmetrica distribuzione della ricchezza? Viviamo imbrigliati nel progetto di accumulazione di capitale, in politiche che smantellano funzioni di iniziativa e di controllo pubblici e consegnano quel che resta della politica ai poteri privati. I princípi cardine della democrazia liberale – costituzionalismo, eguaglianza giuridica, libertà civile e politica, autonomia politica, inclusione universale, ecc. – cedono il passo ai criteri di mercato: rendimento, efficienza, profitto, ecc.
«Il cuore del neoliberalismo consiste in una profonda trasformazione della sfera politica in cui ai princípi democratici si sostituiscono princípi imprenditoriali. (…) Essere cittadino di una democrazia liberale oggi è una condizione simile a quella di un azionista passivo di un’azienda.
(…) le esperienze più genuine dell’“homo politicus” – la solidarietà e il conflitto – sono tradotte nella logica binaria del credito e del debito propria dell’“homo economicus”» (Borradori).
Così “concorrere” per l’“homo politicus” ha il significato del “correre insieme”, mentre per l’“homo economicus” quello del “correre contro”!