lunedì, Gennaio 6, 2025

Se i bimbi fossero un poco più a lungo bimbi?

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Le riflessioni di Sandra Malatesta | Da tempo osservo i piccoli che crescono perché mi piace quella parte di ogni vita che si chiama infanzia. Da sempre, se dovessi scegliere tra restare a giocare con dei bimbi o uscire per andare non so, al cinema a conferenze, io non ci penserei due volte e resterei con i bimbi. E sono un poco preoccupata da quando vedo dare una grande importanza alla indipendenza dei piccoli che sta avvenendo sempre prima. Si il mondo è cambiato, non si sono voluti milioni di anni come per l’evoluzione di una specie, ma ci sono voluti solo decenni.

Abbiamo tutti imparato a stare al passo con i tempi, anche con una certa sofferenza nel mio caso, quando ci imposero il registro elettronico a scuola.
Non perché non potessi imparare a usare strumenti tecnologici, ma perché ci vidi uno strumento di controllo troppo forte su chi cresceva andando a scuola. I bambini oggi imparano presto a stare lontani dai genitori per ore ed ore, vanno presto all’asilo nido, e questo perché tutto intorno a loro spinge a poter essere autonomi presto, ma anche perché i genitori lavorano e con un solo stipendio non si vive. Non credo nell’autonomia imposta, credo nel ritmo di crescita. Siamo sicuri che un bambino che impara presto a vestirsi, a lavarsi, sia poi un adulto sereno?

Siamo sicuri che debbano imparare subito ad allacciare le scarpe? Che chi porta più a lungo il pannolino è quasi un caso raro? Conosco giovani ragazze che lavorano con i piccoli e fanno di tutto per lasciarli liberi a giocare, più che a seguire lezioni per saper leggere a quattro anni. Vedo queste ragazze sorridere sempre, abbracciare i bambini e provo tenerezza. Si mi dico che quelle giovani maestre sono le nostre mamme di tanti anni fa. A noi nessuno ci ha detto di imparare a leggere presto, andavamo a scuola senza saper tenere la matita in mano. Esistevano cortili, spiagge dove da soli inventavamo di tutto. Potremmo tutti lasciare i bambini più a lungo bambini? Prolungare l’infanzia?
Lasciarli con quei volti curiosi ed entusiasti per nuove scoperte?

Non può essere che desiderare una bambola a dieci undici anni, è quasi una cosa assurda, perché quell’età non si gioca più, si è grandi, non puoi ancora giocare con le bambole o con le macchinine. Sento e ne sono coinvolta, che troppo presto si diventa grandi e che l’adolescenza è anticipata, superata prima, mentre un terzo periodo è arrivato intorno al 17 18 anni, a dare un malessere interiore a tanti giovani. Cosa c’entra l’infanzia prolungata? Mi si potrebbe chiedere, e io risponderei che essere stati più a lungo liberi di sognare, giocare da soli con cose inventate, stare insieme dopo la scuola, liberi in un cortile a fare gruppo, a capire che ogni bambino ha delle sue insicurezze, e che stando insieme senza grandi vicino, ma che li tengono d’occhio, li mette sullo stesso piano, li rende bambini si bambini, che crescendo, sapranno capire chi ha giocato con loro, chi ancora non legge bene, ricordandolo timido o insicuro. Io credo nella forza dei bambini nell’accogliere altri bambini, se i grandi intorno li lasciano pensare senza dire “attento a quel bambino non ci giocare” creando barriere che poi crescendo diventano muri. Esistono bambini non tutti uguali questo si, ognuno con i suoi limiti, così come tra noi grandi, esistono bambini che hanno bisogno di più cure di più attenzioni, e che, paradossalmente sono più cari e affettuosi.

Si può parlare di persone? Si può lasciare insieme tutti i bambini senza mettere sigle? Dico assurdità vero? E sì perché esiste la disabilità e non è uguale alla normalità. Non mi dite niente vi prego, io e i miei amici siamo cresciuti con due bambini che non venivano a scuola non potevano erano ciucci, non capivano.
Ci aspettavano al ritorno da scuola e ci abbracciavamo felici pronti dopo un’ora a giocare insieme sulla spiaggia. Oggi con gli aiuti a scuola forse non sarebbero stati ciucci, e avrebbero avuto un aiuto, ma un aiuto mirato che lì che in classe non li isola, solo perché capiscono con difficoltà. Ma se quei bambini fossero stati più a lungo bambini giocando liberi insieme, io sono convinta che tutto sarebbe oggi più sereno, e che tutti i bambini sentendosi tali, vorrebbero tanto fare gruppo e darsi una mano.

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