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Semplice, come… una tirata di capelli | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 28 marzo 2025



Il dibattito politico in Italia si riduce sempre più a polemiche sterili, scandali costruiti ad arte e indignazioni a comando. L’ultimo esempio di questa deriva è la polemica sulla presunta “tirata di capelli” di Romano Prodi a una giornalista di “Quarto Grado”. Un episodio che, in un contesto normale, verrebbe ridimensionato a un semplice gesto scherzoso o a un fraintendimento, ma che invece è stato elevato a un caso nazionale, con toni da crisi istituzionale.
Ad alimentare ancora una volta questo clima è, manco a dirlo, l’atteggiamento della sinistra italiana, la quale, priva di una visione politica chiara e concreta, sembra aver fatto della caccia alle streghe contro il centrodestra la propria unica ragion d’essere. Essa, incapace di proporre soluzioni serie ai problemi del Paese e fossilizzata su proposte demagogiche come l’attribuzione del cognome della madre ai figli quale “risarcimento storico”, si rifugia in un costante moralismo ipocrita, utile solo a distogliere l’attenzione dalla propria inconsistenza programmatica e dai propri scandali e litigi interni. 
L’episodio in questione è solo l’ennesima dimostrazione di tale atteggiamento. Giornalisti e opinionisti vicini alla destra hanno colto la palla al balzo per ricambiare almeno una volta agli esponenti e sostenitori dell’opposizione un caso mediatico di pari livello, anche tralasciando la giusta evidenza all’ottimo traguardo del Governo Meloni quale quinto esecutivo più longevo nella storia della repubblica. Il risultato? Come sempre, una tempesta in un bicchiere d’acqua, che ha monopolizzato inutilmente e per giorni i talk show televisivi, i social e le prime pagine dei giornali.
Ciò che rende la situazione ancora più grottesca è l’evidente doppiopesismo con cui questi stessi ambienti di centrosinistra affrontano situazioni analoghe (o peggiori) quando a esserne protagonisti sono esponenti della loro parte politica. Basta tornare con la memoria agli innumerevoli episodi in cui loro personaggi di spicco si sono resi protagonisti di gesti inappropriati o frasi offensive, senza che si levasse la stessa indignazione. La deputata Deborah Serracchiani, intervenuta in televisione per minimizzare, ha fornito l’esempio più eclatante di questa disonestà intellettuale: se a commettere uno scivolone è un politico di destra, allora è uno scandalo indegno; se invece è uno dei loro, allora è un equivoco, un errore veniale, un episodio su cui sorvolare, anche perché “non si può mica pretendere sempre la pazienza di Giobbe”.
Questa ipocrisia danneggia il dibattito politico italiano, lo svilisce e lo trasforma in un’arena di insulti e di battaglie ideologiche sterili, in cui si perde completamente di vista ciò che conta davvero: il Paese, i cittadini, i problemi concreti, il sistema burocratico paralizzante e da riformare, dimenticando di spiegare perché, dopo anni di governo della sinistra, certi problemi siano rimasti irrisolti.
Questo atteggiamento, tuttavia, non solo è controproducente per il centrosinistra stesso, che si allontana sempre più dall’elettorato moderato, ma è anche dannoso per la qualità del dibattito democratico in Italia. Perché mentre i politici di sinistra si accaniscono su ogni dettaglio per screditare gli avversari, i problemi reali del Paese di cui loro si arrogano la paternità di esserne paladini, restano a carico della tanto vituperata maggioranza di governo.
Se l’Italia è ridotta a discutere per giorni di una semplice “tirata di capelli”, la colpa è di chi, anziché fare politica seriamente, si dedica alla polemica fine a sé stessa. E, in questo, il centrosinistra italiano ha dimostrato di essere un maestro.

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