Avete mai provato la sensazione di essere restii nel fare una cosa ma di sentire come una “voce di dentro” che, invece, Vi spinge a farla dandole precedenza assoluta rispetto a qualsiasi altra?
Bene. A me sta capitando proprio mentre Vi scrivo. Ho ricevuto ieri mattina la ferale notizia della dipartita di un mio amico romano di vecchia data, uno di quelli che magari sentivi un paio di volte l’anno, talvolta meno, ma col quale c’era stima sincera e reciproca da quasi un trentennio. Domani (oggi, per chi legge) ci saranno i funerali a Roma e per potervi partecipare dovrei annullare una serie di appuntamenti già fissati, svegliarmi alle cinque e trenta per raggiungere in tempo il treno ed essere in chiesa a Roma alle 10.30. Il tutto, dopo una giornata estenuante tra Ischia e Napoli.
Credo che chiunque di Voi starà pensando: “Ma chi cacchio te lo fa fare?”. Per certi versi avete ragione. Ma non mi meraviglio affatto di questa “voce di dentro”! Sono sicuro che anche Francesco, che di certo mi starà seguendo dal mondo migliore in cui si trova in questo momento, col suo spiccato accento romanesco e in barba alla sua comprovata cultura non solo medica vorrebbe dirmi: “’A Dà, ma statte bono. Se vedemo a Ischia quest’estate!”, cercando di dissuadermi a tutti i costi e “accontentandosi” ben volentieri di un’intenzione così sentita insieme a quella della prossima Comunione. Ma quando una sensazione è così forte e, nei fatti, per onorarla manca un reale impedimento oltre l’agenda già fissata al punto da diventare giovamento, è decisamente difficile trovare un buon motivo per convincerti del contrario.
Cosa pensate che prevarrà? La ragione confortata dalla stanchezza e dagli impegni del giorno, oppure la sensazione avvertita in modo così doveroso? Ripeto: mentre Vi scrivo non lo so ancora, ma mentre Voialtri mi starete leggendo, la decisione finale, quella che spesso arriva con la notte che porta consiglio, avrà già provocato i suoi effetti. Ci sono delle circostanze, nella vita, in cui sarebbe fin troppo comodo cedere alla convenienza del momento, sacrificando al suo posto quelle scelte tanto scomode quanto doverose che a ciascuno di noi capita di dover compiere. La bravura, a mio giudizio, sta nell’affrontare ogni decisione in piena coscienza e libertà, nella certezza di sentirsi in ogni caso a posto con sé stessi e con gli altri.
E se proprio volete saperlo, nella certezza che Vi intrigherà sapere questo dilemma come si risolverà, Vi posso già anticipare che il mio istinto propende verso la trasferta-lampo a Roma. Perché Francesco lo meriterebbe senz’alcun dubbio!
p.s. dalla foto Vi sarà chiaro com’è poi andata a finire.
