Fortunatamente non abbiamo le carte in regola per fare le interviste farlocche, slinguazzate e dove ci si auto incensa e ci si nomina capaci di fare qualcosa, ma abbiamo le carte in regola per gridare, con forza, che la manovra che molto probabilmente Domenico De Siano porterà a compimento in questi mesi pur di arrivare al Referendum per il Comune Unico è un vero e proprio “coppa mano”. Nel senso dispregiativo, se mai che ne fosse anche uno positivo, del termine.
Dopo aver preso, per ben due volte, gli schiaffoni in faccia dai consiglieri regionali e prima ancora aver forzato la mano a più non posso per costringere Stefano Caldoro ad inserire l’argomento nell’ordine del giorno dei lavori del consiglio (è inutile ricordare che il presidente del consiglio regionale Foglia lo è grazie ai voti di De Siano), Giovedì 12 febbraio, come primo punto all’ordine del giorno, la conferenza dei capigruppo ha deciso di invertire l’ordine e di discutere proprio dei referendum consultivi per l’unificazione dei comuni dell’Isola d’Ischia e per l’Istituzione del Comune di Vallo di Diano.
Un passaggio, questo del consiglio regionale che arriverebbe con 12 giorni di ritardo rispetto al termine che la legge 25/75 impone al Presidente della Giunta Regionale per l’indizione della consultazione referendaria. Un ritardo che ha già impallinato l’iniziativa politica di Domenico De Siano la settimana scorsa e che, oggi, costringe il degno delfino di Silvio Berlusconi a dover violare la legge, almeno quella ufficiale e di ricorrere ad escamotage che fanno onore alla degna carriera politica che fino ad oggi ha espresso.
Nelle prossime settimane, come ha già anche affermato, senza neanche un po’ vergogna, la Regione Campania, o meglio, Stefano Caldoro, approvando in aula il “Collegato alla finanziaria” potrà decidere di indire il referendum nonostante fuori termine, nonostante la legge. In barba ad ogni più elementare regola di democrazia. Nel collegato in preparazione, dopo l’approvazione del bilancio dello scorso dicembre, la giunta Regionale ha la facoltà di poter chiedere l’approvazione di un testo che rappresenta, in pratica, la parte descrittiva del bilancio e, in questa occasione, il Presidente della Giunta, con suo decreto potrà stabilire anche di destinare somme in bilancio per la realizzazione del referendum.
Una forzatura politica, un colpo di mano, proprio come quelli che edilizi che a Lacco Ameno conoscono bene, che macchia di un gravissimo peccato originale l’iniziativa del referendum per il comune unico dell’isola. Un referendum ad personam.
Non ci sono motivazioni politiche (la stessa maggioranza di Caldoro non lo vuole!), non ci sono motivazioni che reggano. Se Caldoro indice il referendum inserendolo nel collegato alla finanziaria, allora significa che davvero ci troviamo in un sistema molto simile a quello che abbiamo in visto in Gomorra La Serie.
Un’arroganza politica, quella che non ci stupisce in Domenico De Siano ma che ci sorprende da Stefano Caldoro, che potrebbe costargli caro, ma l’artefice del dissesto di Lacco Ameno, del porto “regalato” al suo delfino di partito e suo uomo ombra, per non parlare di tutte le altre nefandezze compiute sull’isola se ne “fotte” e va avanti.
L’attività di contrasto, portata avanti dai vari Guadioso, Buono, Caruso, Del Deo deve contare su pescitielli di cannuccia, gente dal peso speficifo basso e che, deve continuare a dire glazie (col elle di lingua) allo strapotere di De Siano e Cesaro. E tutti sappiamo da dove vengono.
Con questa prospettiva, ovviamente, il fronte del SI al comune unico dovrebbe almeno iniziare a provare un po’ di rossore e di sano e schietto “scuorno”, ma siccome non sono poi tanto diversi da quelli che hanno sguazzato nella melma dei sei comuni e che si battono il “no”, siamo certi che propineranno l’assurdità del mi tappo il naso, e voto a comando.
Gaetano Di Meglio
@gadmeischia