Il sindaco di Casamicciola risponde di violazione urbanistica, paesistica e dei sigilli apposti dalla pg. Imputati per falso e induzione in errore due tecnici
E’ entrato nel vivo il processo che vede sul banco degli imputati Domenico Patalano, tecnico del Comune di Lacco Ameno; Ciro Di Meglio, tecnico del Comune di Ischia (che ha svolto il ruolo di ausiliario della polizia giudiziaria che si recò sui luoghi per eseguire dei rilievi) e il presunto beneficiario Giovan Battista Castagna, attuale sindaco di Casamicciola Terme. Le ipotesi di reato che vengono contestate, per i lavori realizzati a un fabbricato in via Pannella a Lacco Ameno, sono di falso materiale e falso ideologico e induzione in errore per i tecnici. Castagna risponde invece di violazione urbanistica, di violazione di sigilli per aver continuato i lavori in presenza di un sequestro adottato dalla pg e della violazione della norma paesistica. Tutti reati che sarebbero stati consumati prima di essere eletto sindaco.
Una vicenda che si trascina da diverso tempo, per la complessità delle accuse, per i ruoli dei singoli imputati e per la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici di questa vicenda. Con la Procura a sostenere che il tecnico comunale e quello chiamato dalla pg avrebbero omesso di conteggiare parte del fabbricato e la difesa a controbattere per escludere che vi siano state delle forzature, delle “coperture” e che il tutto sarebbe stato ingenerato da una sorta di errata valutazione nella misurazione del fabbricato.
E’ stato sentito il consulente della Procura, l’arch. Paglia: «Acquisii presso il Comune l’intera documentazione eseguendo successivamente un sopralluogo in via Pannella sul fabbricato che all’epoca era in via di ultimazione dei lavori e che risultava essere sprovvisto delle autorizzazioni. Dagli accertamenti emerse anche che esisteva un immobile che venne demolito e nella ricostruzione venne realizzato un sottostante livello seminterrato. Tale attività, stante i vincoli esistenti sul territorio del comune di Lacco Ameno, non poteva essere ultimata, né era peraltro possibile concedere alcuna concessione in sanatoria. Anche perché non eravamo in quella situazione in presenza di una totale demolizione e di una ricostruzione del preesistente. Un intervento che necessita di un titolo concessorio, precluso a causa del vincolo paesistico. Dall’esame della documentazione ho potuto accertare che la valutazione tecnica che mi venne sottoposta mancava del piano sottostante, dove viene menzionata la presenza di una scala e di due ambienti».