Leggo dal nostro giornale che “sabato 22 alle 10.30 a Villa Arbusto, a Lacco Ameno, su proposta dell’associazione culturale Iskra e col patrocinio del Comune, sarà installata una targa con il volto di Lenin realizzato dall’artista Paolo May, per ricordare la presenza del padre della Rivoluzione d’Ottobre ad Ischia, avvenuta nel mese di luglio del 1910.”
Se tanto mi dà tanto, buona parte dei promotori e dei presenti a tale evento la pensa come coloro i quali, pochi mesi fa, ritennero di duplicare anche ad Ischia l’iniziativa dell’ANPI Procida per revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, condividendone la motivazione “perché la figura del Dittatore, nato a Predappio (FC) il 29 luglio 1883, appare in contrasto coi valori democratici costituzionali, a cui tutti i comuni italiani si ispirano, che non tollerano la soppressione delle libertà politiche, sindacali, sociali (in primis, la libertà di espressione e lo svilimento dei diritti umani)… Bisogna dissociarci, anche dopo un secolo, da tutti i fenomeni che privano i cittadini dell’autodeterminazione”.
Sono decisamente sorpreso che in un autentico tempio della storia e della cultura ischitana come Villa Arbusto, frutto -come tantissimi altri luoghi importanti nel Comune di Lacco Ameno- della magnanimità e della lungimiranza di un “capitalista” e filantropo d’eccezione quale il Comm. Angelo Rizzoli, figura-chiave della vocazione turistica internazionale dell’intera Isola, il mio amico Sindaco Giacomo Pascale stia consentendo a un manipolo di inguaribili nostalgici a senso unico e dalla memoria artatamente corta di porre in essere un atto tanto inopportuno quanto irriverente. Esaltare, infatti la figura di Lenin al punto da svelargli una targa a imperituro ricordo, come ai veri eroi, non significa solo offendere la memoria di Rizzoli con un’improponibile invasione di campo in quella che fu casa sua a Lacco, ma oltraggiare la nostra storia ivi testimoniata dai reperti della prima colonia greca d’occidente (VIII sec. a.C., giusto per la cronaca) sottacendo gli orrori che, invece, hanno caratterizzato quella di Lenin.Non serve essere dei provetti storici, storiografi o docenti universitari per capire di cosa sto parlando: basta una semplice rinfrescata della memoria o una googlata, per dirla con un neologismo contemporaneo, ad imbattersi in pillole di autentica violenza che lo riguardano: dalla repressione violenta del suo “Terrore Rosso” alle azioni spietate della Čeka, proprio la storia (quella che non può essere cancellata con un’onorificenza a favore di un dittatore comunista o eliminandone una già conferita a uno fascista) è costellata di repressioni violente della libertà, non solo di stampa o d’espressione, verso chiunque (anche poveri contadini semplicemente affamati, non solo capitalisti, aristocratici e borghesi) non fosse allineato al regime leninista, con torture, esecuzioni sommarie, punizioni collettive, espropri di terre, deportazioni, esili, arresti, prigionie e carestie, il tutto con svariati milioni di morti.Poco mi importa se, con tutta probabilità, l’opportunità politica del momento non consentirà la revoca di questa messa in scena a dir poco ridicola e incoerente. Quel che conta è ricordare a chi ci legge che, per chi la conosce, la storia -quella vera- parla chiaro. Altro che mainstream!

Daily 4ward di Davide Conte del 20 febbraio 2025