giovedì, Settembre 12, 2024

Sisma, ricostruire in situ anche nelle frazioni collinari. La strategia del Piano di Ricostruzione dell’Isola d’Ischia. 2a puntata

Gli ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta informato e non perderti nessun articolo

In tutti i casi in cui sarà possibile si intende consentire la permanenza degli abitati nei siti dove si sono sviluppati nei secoli. L’ingegneria antisismica è oggi in grado di assicurare condizioni di sicurezza anche al Fango, Piazza Maio, via D’Aloisio e Piazza Bagni. Le opere di irreggimentazione idraulica, di consolidamento dei versanti e di protezione degli abitati

La seconda parte della relazione sul Piano di Ricostruzione dell’Isola d’Ischia inizia con la descrizione del progetto di pianificazione. In premessa si legge: «Il territorio oggetto di pianificazione è storicamente interessato, con periodi di ritorno anche molto brevi, da terremoti di eccezionale distruttività, dovuti alla particolare condizione geologica e vulcanica del sito. L’esposizione sismica di questi luoghi, ritornata di triste attualità nell’agosto del 2017, è amplificata da fattori geomorfologici e idrogeologici che, combinati all’attuale estensione e localizzazione degli insediamenti, definiscono una condizione di rischio diffuso.

Al Piano spetta il compito di definire come tornare a riabitare, in sicurezza e nel rispetto dei valori paesaggistici e ambientali caratterizzanti. Il sistema territoriale, approfonditamente studiato negli ultimi anni, non è in equilibrio, è fragile, non si autoregola attraverso taciti accordi tra attori locali, come accaduto negli scorsi decenni, con esiti talvolta drammatici. C’è bisogno di realizzare opere, necessariamente di natura pubblica, tali da potenziare la rete delle infrastrutture esistenti, inadeguate rispetto all’urbanizzazione degli ultimi decenni.

Si tratta di diversi tipi di interventi: opere di mitigazione del rischio idrogeologico; opere di miglioramento viabilistico, anche ma non solo in prospettiva emergenziale; opere di qualificazione di spazi pubblici, esistenti o di nuova realizzazione, fondamentali per rilanciare l’attrattività dei luoghi a partire dalla loro stessa natura».

NATURA E OBIETTIVI DEL PIANO

Il Piano «assolve contemporaneamente alle finalità: dei piani attuativi, dei piani di delocalizzazione e trasformazione urbana e, inoltre, ha valore di piano paesaggistico, se conforme al Codice del Paesaggio. Il Piano recepisce, inoltre, le previsioni del Piano commissariale per la sicurezza e la ricostruzione. Il PdRi ha la finalità di disciplinare gli interventi per la riparazione, il rafforzamento sismico e la ricostruzione degli edifici danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017 o la loro delocalizzazione ove la ricostruzione sostitutiva in sito non sia consentita dal rispetto delle disposizioni di tutela antisismica, coordinando, inoltre, le azioni di contrasto del dissesto idrogeologico e gli interventi di ricostruzione post-sisma. Il medesimo Piano assolve alla finalità di riqualificazione ambientale ed urbanistica nei territori dei Comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno.

In particolare, gli obiettivi generali del PdRi sono: migliorare le condizioni di vulnerabilità e ridurre l’esposizione al pericolo nei territori interessati dagli eventi sismici del 2017 e dagli eventi franosi del 2022; promuovere e sostenere la tutela e la gestione sostenibile della superficie agro-forestale e dei paesaggi rurali tradizionali; facilitare il rientro delle popolazioni nelle abitazioni recuperate, o in quelle realizzate in sostituzione di quelle non recuperabili a seguito dei danni provocati dai predetti eventi calamitosi; semplificare ed accelerare le procedure di ricostruzione coerenti con le finalità di legge e  con l’Ordinanza n. 17/2022 emessa dal Commissario Straordinario per la Ricostruzione; incentivare la riqualificazione dell’abitato, in funzione anche della densità, della qualità dei servizi di prossimità e dei servizi pubblici, mediante interventi ecosostenibili, senza incremento netto delle superfici urbanizzate, favorendo, inoltre, l’efficienza energetica dei manufatti; riqualificare e rigenerare il territorio interessato anche attraverso la manutenzione, la ristrutturazione, la sostituzione e/o la demolizione degli immobili non funzionali agli obiettivi del Piano; promuovere la ripresa socio-economica sostenibile».

DOV’ERA, NON COM’ERA

«Il Piano intende consentire, i n tutti i casi in cui ciò sia possibile, la permanenza degli abitati nei siti dove essi si sono sviluppati nei secoli. In particolare, si propone la ricostruzione delle storiche frazioni collinari di Fango, Piazza Maio – via D’Aloisio e Bagni. Gli studi specialistici – di natura geologica, sismica, idrogeologica – confermano la presenza di rischi importanti che, tuttavia possono essere mitigati per consentire un nuovo, sicuro, modo di abitare. La normativa vigente non vieta la ricostruzione in queste condizioni e, d’altro canto, l’ingegneria antisismica, come conferma il Dipartimento di Strutture dell’Università Federico II, è oggi in grado di assicurare condizioni di sicurezza, sia per gli edifici da ricostruire, che dovranno raggiungere il grado massimo dell’adeguamento antisismico, sia per quelli da riparare, per i quali il Piano stabilisce uno standard di miglioramento antisismico nei termini di garanzia dell’80% (0,8) rispetto agli edifici di ricostruzione. Dal punto di vista idrogeologico, fondamentali sono le opere di mitigazione del rischio idraulico e da frana.

Il PdRi recepisce tali nuove infrastrutture – strutture paramassi, vasche, adeguamenti dei collettori e realizzazione di nuovi tratti fognari, altre opere necessarie alla messa in sicurezza – predisponendo le condizioni urbanistiche per il loro corretto inserimento ambientale e paesaggistico. L’ambizione è di giungere a progetti esecutivi di tali manufatti capaci non solo di minimizzare gli impatti ambientali e mitigarne gli effetti ma anche di integrare gli aspetti propriamente ingegneristici e geologici con quelli paesaggistico-ambientali.

L’obiettivo è dunque valorizzare i terrazzamenti vulcanici del paesaggio, potenziando sulla direttrice est-ovest le attrezzature e gli spazi pubblici panoramici già esistenti sul ciglio a mezzacosta, connotato dalle emergenze della Piccola e della Grande Sentinella. Questa dorsale intermedia accoglie simultaneamente le direzioni costa/interno e superficie/profondità per rivelare le stratificate connotazioni semantiche latenti nella matrice naturale, oggi occultate da un abitato diffuso e di scarsa qualità».

INFRASTRUTTURA VERDE E VIABILITA’ STRATEGICA
«Sulla base di questo scenario, si costruisce la strategia di piano, articolata nei sistemi di opere nel seguito descritte.

L’infrastruttura verde, precedentemente richiamata, disegnata interpretando le condizioni geomorfologiche, idrauliche e vegetazionali esistenti, contiene e territorializza le opere di irreggimentazione idraulica, di consolidamento dei versanti e di protezione degli abitati, necessarie e propedeutiche alla mitigazione degli elevati rischi rilevati. Dove questa mitigazione non è possibile, neanche realizzando opere di tale fatta, come nella zona del Celario già impattata dalla frana del 2022, il Piano si assume la responsabilità di proporre la demolizione di tutti i manufatti residenziali ancora presenti, talvolta ancora abitati, prevedendo la completa rinaturalizzazione dell’area.

La viabilità di valenza strategica consta di un anello, prevalentemente appoggiato sulla struttura viabilistica esistente – da Lacco a Casamicciola: via Morgera, via Cava, Provin- ciale Lacco-Fango, via Borbonica, via Montecito, via Roma, corso Vittorio Emanuele, corso Luigi Manzi (Sp 270) – con un pendolo che, mediante l’adeguamento stradale delle attuali via Cava e via Pendio, arriva ai piedi di via Casa Mennella, con un parcheggio di attestamento, strategico anche come area di ammassamento in caso di emergenza. Il corretto funzionamento dell’anello viario strategico, richiede dunque la realizzazione di alcuni adeguamenti della sezione stradale e di limitate nuovi tracciati di raccordo: presso la frazione Fango (Lacco Ameno), dove si prevede l’arretramento dell’allineamento stradale nell’ambito della ricostruzione di alcuni edifici e la realizzazione di un più razionale raccordo tra la via Borbonica e la provinciale diretta al porto di Lacco Ameno; a monte di piazza Maio (Casamicciola Terme), con innesto su via Santa Barbara, mediante l’acquisizione e l’adeguamento di alcuni segmenti di viabilità oggi privata, con l’integrazione di un tratto di nuovo impianto di raccordo; presso piazza Bagni (Casamicciola Terme), con la razionalizzazione della viabilità esistente e la verifica di fattibilità tecnica relativa alla eventuale realizzazione di un ponte di raccordo tra gli argini dell’alveo attraversato da via Monte della Misericordia, di raccordo tra Corso Vittorio Emanuele e Viale Paradisiello; presso l’ex Hotel La Pace (Casamicciola Terme), come variante alla via Pendio Lacco, molto acclive e dalla sezione stradale ridotta, al fine di potenziare l’asse di deflusso verso il porto di Lacco Ameno mediante il raccordo con via Cava».

MULATTIERE E SENTIERI

«La realizzazione di queste opere viabilistiche, per i quali saranno sviluppati specifici progetti di fattibilità tecnico-economica, non solo consentirà un migliore deflusso del traffico e l’accessibilità per i mezzi in caso di emergenza ma, anche in condizioni ordinarie, sarà capace di decongestionare dal traffico di attraversamento, dando la possibilità ad alcuni spazi pubblici rilevanti – in primis, ma non solo: le storiche “piazze” di Bagni, Maio e Fango – di caratterizzarsi come luoghi fortemente attrattivi, valorizzando straordinarie risorse artistiche, architettoniche, archeologiche, ambientali e paesaggistiche oggi fortemente compresse. Il sistema viabilistico si completa con alcune aree di parcheggio pubblico di attestamento che, individuate sul bordo degli abitati storici, renderà possibile una loro progressiva pedonalizzazione, costituendo, al contempo, luoghi sicuri per l’ammassamento degli abitanti e le attività dei soccorritori in caso di emergenza.

La ragnatela dei percorsi, delle mulattiere e dei sentieri. L’attraversamento quotidiano delle aree naturali e rurali, la progressiva valorizzazione turistica di geositi straordinari quali ad esempio le fumarole di Montecito, con i vantaggi economici diffusi che potrà portare anche per i contadini e i piccoli produttori dell’agroalimentare, costituiscono tutte mosse utili a far crescere la consapevolezza collettiva dell’importanza di tutelare tali beni, in una prospettiva di educazione paesaggistico-ambientale positiva ed edificante per le comunità locali. Una ripresa della cura degli orti, dei giardini, dei frutteti da reimpiantare recuperando i terrazzamenti e riportando in quota il bosco».

GLI SPAZI PUBBLICI RILEVANTI

«L’opera di infrastrutturazione proposta dal piano trova il suo compimento nell’individuazione di alcuni spazi pubblici rilevanti, costituiti prevalentemente da aree già di proprietà pubblica e da aree da acquisire per effetto delle delocalizzazioni o di vincoli espropriativi apposti dal Piano. Tali ambiti, che includono sia spazi aperti – piazze, parchi e slarghi – sia attrezzature pubbliche esistenti – edifici scolastici, talvolta dismessi e altri edifici di interesse comune – costituiscono ambiti di progettazione unitaria di valenza strategica in quanto la loro riqualificazione è vista come un volano per l’attuazione dell’intero piano. Topologicamente, questo sistema di spazi pubblici si configura come un insieme di nodi, articolati su tre dorsali longitudinali: quello collinare, con le piazze urbane storiche del Maio-via d’Aloisio, di Bagni e di Fango, quella costiera, con gli interventi che vanno dal fronte del Pio Monte della Misericordia a Piazza Marina, al Promontorio a Mare presso l’Ospedale Rizzoli, a Piazza Capitello; Tra le due si colloca la dorsale intermedia, quella di ciglio di mezza costa, con il sistema delle attrezzature panoramiche del Paradisiello, del Museo Civico e di alcuni edifici scolastici, dell’Osservatorio, fino alle terme La Rita. Un approfondimento specifico è inoltre sviluppato per il sistema archeologico di Villa Arbusto e di Piazza Santa Restituta, con l’accesso al Parco Archeologico.

Il Piano di ricostruzione non prevede l’urbanizzazione di aree rurali: la sua attuazione è realizzata senza consumo di suolo, attraverso il riuso, la rifunzionalizzazione e la valorizzazione di strutture già esistenti, anche mediante acquisizione alla proprietà pubblica per la realizzazione di residenza di tipo sociale. Anche per quanto attiene alle aree di ricollocazione degli abitanti sfollati dall’ambito maggiormente critico, infatti, si prevede il riuso di immobili preesistenti, senza il ricorso ad alcun nuovo insediamento residenziale, neanche di tipo pubblico. Questa impostazione è pienamente conforme a quanto disposto nell’ordinanza commissariale del 31 maggio 2022 n. 17. Uno dei pilastri della strategia di piano è la tutela, la gestione attiva e la valorizzazione dello spazio rurale

Un’attenzione particolare è dedicata alle risorse forestali, i boschi di versante del M. Epomeo, la maggior parte delle quali rientra nella definizione di “boschi di protezione diretta”: boschi la cui gestione attiva e consapevole è indispensabile per l’esercizio delle funzioni fondamentali di prevenzione dei dissesti e di protezione degli insediamenti. Stesso approccio per i sistemi di terrazzamenti storici».

2 – continua

[sibwp_form id=1]

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos