La verità, vi prego, sull’aria di Ischia. L’Isola Verde come rarissima oasi felice nell’Italia assediata dalle polveri sottili e preoccupata per i livelli di Pm10, che suggeriscono lo stop motori in diverse città, o – viceversa – territorio che rischia di essere sempre più compromesso, complice quell’esercito silenzioso di quasi 61 mila veicoli immatricolati, uno per residente, compresi i bambini? L’interrogativo riecheggia sui social network, mentre sembra essersi tutt’a un tratto interrotto – diremmo assai bruscamente – il percorso virtuoso delle nostre amministrazioni, in particolare Ischia, inaugurato con la tappa del Giro d’Italia e proseguito efficacemente con le giornate ecologiche, “Enjoy Ischia”. Beghe di Palazzo e la paternità di un evento conteso (da un lato Gianluca Trani, dall’altro i fedelissimi di Giosi) hanno, di fatto, segnato il “de profundis” di un progetto a lungo termine. Volto a disincentivare l’utilizzo dell’automobile, in particolare su distanze brevi. Perché – ammettiamolo – pur con tutti i distinguo fortunatamente obbligati per un territorio insulare e ricoperto da moltissime aree verdi, l’inquietudine per l’uso disinvolto e diffuso di auto e ciclomotori sull’isola è quasi obbligata. Prova ne siano gli ingorghi all’uscita delle scuole (davvero necessario arrivare fin sotto gli istituti, compresi quelli superiori, per accompagnare e prelevare gli studenti adolescenti?) e nelle ore di punta, con la zona dei Pilastri spesso immobilizzata intorno alle 18.
Insomma, se Milano soffoca e piange e la dirimpettaia Napoli registra sforamenti in sette centraline su otto (dati dello scorso 23 dicembre), optando per un ragionato stop dei motori con limitazioni varie fino al 31 marzo, l’isola non può concedersi il lusso di sentirsi un caso a parte.
E in attesa che prendano piede i progetti di mobilità alternativa sui quali siamo irrimediabilmente in ritardo (benché la diffusione delle bici elettriche, per esempio, è significativamente cresciuta nelle ultime due estati), vale dunque la pena porsi il problema.
Lo fa, sui social, Mario Goffredo, già MoVimento 5 Stelle, oggi Ischia Forum: «L’alta pressione da giorni porta un tempo mite con temperature sopra la media – spiega – ma ha anche paralizzato il vento e le piogge. L’aria è stantia. Spesso sono in strada o al campo vicino via Michele Mazzella. L’aria è irrespirabile. Dense zaffate velenose restano ferme nell’aria. Città come Milano sono in pieno allarme per il tasso di Pm10, Ischia finge di non esserne interessata. Invece lo è eccome. Non si respira».
Non ha dubbi, per la verità, neanche Nicola Manna, particolarmente attento in particolare alle vicende (politiche, ambientali, sociali) di Forio: «Il problema dell’inquinamento atmosferico esiste anche qui, sulla nostra isola, e a Forio. E’ un tema, quello dell’inquinamento, tra i punti principali nel mio programma elettorale, che presenterò ai miei cittadini alle prossime elezioni amministrative. E’ fondamentale difendere l’ambiente. Non mi rassegno a vedere questa isola verde trasformarsi in isola di cemento e basta. C’è tanto da fare, e io non mi tirerò indietro!».
Al netto, comunque, di propagande elettorali, la questione – complice l’attenzione dei media nazionali – è sentita.
E ci sarebbe da ricordare che il Comune di Ischia, in particolare, dal novembre del 2014 avrebbe aderito al programma di sviluppo sperimentale “Greenway”, una sorta di missione anti-smog: quattro centraline di rilevamento furono state installate tra piazza Antica Reggia e via Alfredo De Luca, mentre un modernissimo computer touchscreen dall’interfaccia “user friendly” doveva essere a disposizione di tutti nel palazzo di via Iasolino.
Ma la vicenda è diventata un vero e proprio mistero. Perché sin qui il Comune di Ischia si è guardato bene dal diffondere i dati delle eventuali rilevazioni, che magari avrebbero anche aiutato a comunicare al mondo l’immagine di un’isola pulita. Perché? Da via Iasolino garantiscono che il sistema è funzionante, benché da più parti sia stato adombrato il sospetto di un flop epocale.
Il Dispari ha già provveduto a richiedere all’amministrazione comunale di Ischia i dati dei prelievi. Dai quali dovremmo avere traccia in tempo reale dei livelli di anidride carbonica, benzene, formaldeide, ossidi di azoto e delle sostanze nocive che i tubi di scappamento dei nostri veicoli rilasciano nell’atmosfera. E non solo: i sensori dei box in teoria rileverebbero anche il famigerato radon, benché la sua presenza – che sull’isola raggiunge livelli allarmanti – riguarda essenzialmente ambienti chiusi, realizzati all’interno del tufo verde.
All’epoca dell’inaugurazione, si sottolineò come il monitoraggio costante avrebbe di fatto aiutato la macchina amministrativa del Comune di Ischia a decidere in merito all’opportunità di iniziative come le giornate ecologiche, il blocco del traffico o addirittura la circolazione a targhe alterne. Per la verità, il sospetto che il sistema non sia completamente entrato in funzione c’è. Eppure, nella delibera di giunta, firmata all’unanimità il 28 ottobre 2014, si sottolineava come «il Comune di Ischia riconosca come carattere prioritario la tutela ed la valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche e turistiche nonché la salvaguardia della salubrità dell’aria» e «garantisce che l’assetto del territorio sia rivolto alla protezione della natura e della salute, subordinando a queste necessità gli interventi di interesse pubblico e privato».
E non v’è dubbio che – come spiegavano i referenti del programma “Greenway”, al quale partecipa con un ruolo chiave anche l’Università agli Studi di Napoli “Federico II”, con il suo Dipartimento di Scienze Fisiche – «l’inquinamento atmosferico è responsabile di notevoli problemi alla salute pubblica, alla qualità della vita, alla conservazione delle opere d’arte e dei materiali». E che «la sua riduzione e controllo è divenuto un obiettivo improcrastinabile in tutti i Paesi avanzati ed in quelli in via di sviluppo».
Di qui, dunque, l’opportunità di installare a Ischia prototipi dimostrativi in riferimento al programma di sviluppo sperimentale “Greenway”, che vede protagoniste una serie di realtà imprenditoriali nel campo ambientale (Orion srl, Site srl, Cio software spa, Coram consorzio ricerche ambientali e dipartimento di fisica della Federico II), sotto l’egida dell’Unione Europea.
Un’operazione a costo zero per il Comune, ma dagli effetti ancora da comprendere. Tanto più che all’epoca dell’installazione, si sottolineò come il monitoraggio potesse essere consultato da tutti i cittadini attraverso il totem informativo installato al primo piano della casa comunale. Una lettura dei dati che, mai come oggi, potrebbe aiutare a tranquillizzare gli isolani. O, viceversa, a suggerire loro di lasciare auto e motocicli a casa, il più possibile, per non ammorbare l’area di questo piccolo Paradiso.
Lettura dati o meno, come si può anche solo pensare di avviare un dispositivo traffico a targhe alterne o altro senza prima aver rimesso in sesto gli autobus lasciati a marcire senza ricambi? Per quanto possa essere malandato il trasporto pubblico, a Napoli o in altre città un autobus o una metropolitana si possono ancora prendere. Qui?