Massimo Buono, il calcio giovanile, il Barano in promozione, la sua verità e una riflessione che – giustamente – smonta l’idiozia generale che ci vorrebbe tutti uniti e non si capisce perché. Con il presidente del Barano, parliamo del settore giovanile, di genitori, di accordi e anche di Promozione.
Il Barano è già una scuola calcio d’eccellenza. Lo dice la categoria e la Federazione, ma soprattutto i risultati che sta portando e che vanno al di là delle iscrizioni particolari nei determinati campionati:
“Sì, sicuramente. Quando abbiamo iniziato tanti anni fa, circa dieci, mi ricordo che sul campo c’erano trentacinque bambini. Siamo partiti proprio dal basso, nel giro di sei o sette anni siamo riusciti a creare una realtà importante sull’isola dove i risultati, al di là del fattore numerico o delle categorie alle quali partecipiamo, avvengono attraverso il lavoro del campo. Proprio quest’ultimo ci dà maggiore soddisfazione, seguito poi dai tanti complimenti che prendiamo in giro per tutta la Campania, non ultime le congratulazioni della Federazione perché il lavoro del Barano è sotto gli occhi di tutti. Questi sono motivi di orgoglio e soddisfazione, ci spingono a fare sempre meglio e ad alzare l’asticella in futuro”.
Quali sono le particolarità del settore giovanile oggi ad Ischia dove c’è un universo un po’ variegato?
“In linea di massima, numericamente, siamo sempre 12 o 13 società. Noi abbiamo un grandissimo vantaggio che è quello della struttura, a disposizione per il nostro settore giovanile e per la prima squadra. L’amministrazione è sempre stata vicina alla causa e questo ci ha permesso di fare un determinato di lavoro. Il calcio giovanile è cambiato, così come la metodologia degli allenamenti e il modo di approcciare con i ragazzi che è una cosa fondamentale. Il dialogo, il modo di parlare con i ragazzi è cambiato. Dobbiamo stare attenti a queste cose noi che siamo dentro questo settore e operiamo con i ragazzi, al tipo di linguaggio e a che strumenti usiamo per arrivare agli obiettivi tecnici, tattici e soprattutto morali”.
Com’è il rapporto con i genitori?
“Ho sempre detto che i genitori non devono essere visti come un ostacolo perché è comunque grazie alla loro fiducia se una realtà come il Barano ha raggiunto determinati obiettivi. Però c’è anche da dire che anche il rapporto con i genitori è cambiato rispetto a tanti anni fa. Ricordo che quando giocavo io, i miei genitori non hanno mai visto un allenamento e questo portava il ragazzo a formarsi da solo caratterialmente. Avere sempre il genitore che lo segue in tutti gli allenamenti e in tutte le partite, qualsiasi cosa succeda, magari finisce l’allenamento e inizia l’interrogatorio, sono cose che non concepisco. Lo sport deve riuscire ad integrare nella società e quindi il ragazzo deve cacciare il carattere, poi ogni bambino ha i suoi tempi e noi dobbiamo essere bravi ad aspettare senza avere fretta, modulandoci in base ad ogni fascia d’età. Il genitore però non dev’essere visto come un ostacolo bensì, come dico sempre nelle riunioni d’inizio anno, deve aiutarci a raggiungere un obiettivo, senza guardare il risultato della domenica. Dico sempre: “Fate un video al bambino ad inizio e fine anno, parlate con il bambino ad inizio e fine anno, vedere il risultato che c’è. Da quello potete valutare il nostro lavoro”. Ho sempre cercato la collaborazione con i genitori, mai creato un muro. Certo abbiamo un regolamento interno abbastanza rigido. I genitori sanno che devono comportarsi in un certo modo, non possiamo entrare nella loro testa però cerchiamo di avere una filosofia da attuare nel nostro piccolo”.
Il calcio giovanile come una piccola impresa? Si fanno i soldi?
“Chi lo dice, vuol dire che non c’è mai stato dentro. Chi pensa che si guadagni, fa presto a trovarsi un altro lavoro. Non è così. Proprio ieri ho parlato con il Presidente della Federazione dove ho fatto presente quanto costi, ad una società come il Barano o come il Forio, una trasferta sulla terraferma. Parliamo di spese che vanno intorno ai 25/30mila euro all’anno solo di trasferte. È giusto che la Federazione lo sappia perché comunque ogni qualvolta c’è il sorteggio dei gironi e noi capitiamo in un gruppo dove ci sono società della terraferma che non vogliono venire a giocare a Ischia per i costi di quella trasferta, ho fatto presente al Presidente che quei costi di quella trasferta per noi sono frequenti ogni domenica. Bisogna valutare un rimborso eventuale per queste società isolane. Sono insostenibili questi costi, è aumentato tutto. Il calcio, proporzionato agli altri sport che si fanno sull’isola, è quello che dedica più tempo ed è quello che costa di meno per numero di ore impiegato per i bambini e per giorni impiegati. E la proporzione rispetto alla quota annuale è inferiore a tanti altri sport, ma questo non significa nulla: tutti gli sport sono importanti per i bambini. Per me fanno bene le amministrazioni, come quella baranese, che danno spazio a tutti gli sport. Tante volte ho chiesto il Palazzetto a Barano e non mi è stato concesso per il semplice fatto che ci sono altre realtà che lavorano lì e ho sempre accettato questa decisione”.
A Barano c’è l’oasi felice, ma come vivi magari le divisioni con altre realtà?
“Cerco di tirarmi fuori da tutte queste polemiche. Ho sempre detto ai miei collaboratori di fare in modo che siano gli altri a guardare noi e non viceversa. Sprecare energie guardando gli altri è comunque inutile. Dobbiamo concentrarci sul nostro lavoro. È inevitabile che si creino situazioni spiacevoli dove ci lavorano tante società in cui gli spazi e i tempi sono ridotti. Cerco di tenermi sempre fuori da tutto questo”.
Il Barano è associato con il Monza, più volte sono venuti gli osservatori brianzoli. Ti hanno fatto i complimenti e la collaborazione sta andando avanti, sta portando buoni frutti?
“Faccio un passo indietro. Quando abbiamo iniziato, ci siamo affiliati all’Empoli e sono stati cinque anni stupendi dove ci hanno dato le nozioni principali per poter cambiare marcia sui campi. Perché il Barano ha avuto questo successo? Il successo sta nel fatto che le nostre categorie fanno bene nei campionati in cui partecipano. I nostri ragazzi sono sempre visionati e quando sentono che appartengono al Barano è una conferma in virtù del lavoro. Prima in terraferma non ci conoscevano, adesso ci fanno tutti i complimenti. Avremo fra poco la conferma di essere diventati scuola calcio d’élite di terzo livello. Cosa significa? Avere tutti mister qualificati, bisogna avere una struttura a disposizione e fare una serie di lavori durante l’anno con lo psicologo, il nutrizionista, il posturologo e col mental coach. Abbiamo inserito anche lo sponsor della scuola guida perché questi ragazzi arrivano con le bici elettriche e per me che sono papà è una preoccupazione. La sera in inverno, fin quando non tornano a casa, non sto tranquillo. Anche l’educazione stradale quindi, abbiamo cercato di creare un canale preferenziale. Oggi lo sport è tutto, dev’essere qualcosa di globale. C’è tanto lavoro dietro, oltre a quello sul campo. Essere nell’élite era un obiettivo che avevo fissato, aspettiamo l’ufficialità ma è un’altra grande soddisfazione per il territorio isolano. Saremo la prima scuola calcio dell’isola tra le 50 in Campania e tra le 200 in Italia”.
Ci sono stati tanti ragazzi visionati e poi passati in realtà della terraferma e anche isolane:
“Siamo sempre stata la squadra che ha numericamente fornito calciatori alle categorie superiori e mi riferisco all’Ischia in questo caso. Oltre a questo, abbiamo due ragazzi con Avellino e Foggia, stanno facendo benissimo e Castaldi probabilmente salirà di categoria. Cerchiamo di dare tante possibilità e visibilità, mi era arrivata una mail poco fa che un 2008 è stato convocato con la Rappresentativa Nazionale a Roma per uno stage e insieme a lui un altro ragazzo già era stato a Catanzaro. È un lavoro importante che stiamo facendo. Più opportunità dai a questi ragazzi e più chances ci sono di ottenere un risultato. Non è mai stato fatto da noi uno stage o portato un ragazzo per amicizia, anzi. Quando andiamo, ci mettiamo la faccia perché c’è una società e una realtà alle spalle. Anche quest’anno probabilmente, e ci speriamo, potranno esserci ragazzi in alcune rose professionistiche. Siamo partiti con l’Empoli, abbiamo fatto un grandissimo lavoro. Poi ci siamo affidati al Monza perché ho visto un potenziale enorme. E visti i risultati della Prima Squadra, posso dire di averci visto giusto. Abbiamo fatto due giorni a Monza con i nostri mister, ho voluto portarli perché sono ragazzi eccezionali e quest’anno è stato fatto uno straordinario lavoro d’integrazione. Siamo 10/12 nello staff tecnico, tutti vanno d’accordo tra di loro e in tutta l’annata non c’è stata nessuna incomprensione. Questo è un segnale di maturità. Siamo stati a Monza e abbiamo toccato con mano il significato di lavorare ad alti livelli con i bambini. È stata un’esperienza fantastica e che farà crescere. La differenza la facciamo con il lavoro sul campo, il risultato finale è ciò che si fa durante tutto l’anno e la qualità durante gli allenamenti: questo è possibile solo con i mister preparati”.
Sul futuro del Barano Calcio in Promozione:
“Mi sento più un allenatore che un presidente. Mi sono trovato in questo ruolo nel periodo più difficile della storia con il Covid. La squadra era in Eccellenza e con delle spese da sostenere, nei due anni di Covid posso dire che il Barano è rimasto in piedi grazie a Massimo Buono, Massimiliano Pisani e l’amministrazione. Non ho la forza di fare l’Eccellenza, oggi non è più come una volta e anche trovare una sponsorizzazione è diventato complicato perché le difficoltà che attanagliano l’isola si riflettono sull’imprenditore. Non ho questa forza nel poter disputare l’Eccellenza, soprattutto quando nel torneo c’erano altre due squadre come Ischia e Forio. Il capitale umano è ridotto all’osso e sei costretto ad andare a prendere giocatori dalla terraferma, non puoi permetterti un tipo d’organizzazione. La nostra dimensione è sempre stata la Promozione, penso che sia questa la dimensione. Anche perché in Eccellenza lanciare un ragazzo è più difficile perché gli allenatori che hanno il coraggio di farlo sono pochi. In Promozione riesce a farlo e i numeri di questa stagione sono la testimonianza. Abbiamo giocato con una squadra con una media d’età che non superava i 22 anni. Tre titolari sono stati 2005, abbiamo fatto l’ultima partita di campionato con un portiere 2007 e ho dovuto chiedere la deroga perché quindicenne. Abbiamo fatto esordire altri 2007. È stata una stagione tribolata, probabilmente anche per qualche errore della società. Abbiamo cercato di creare entusiasmo, ma ciò che manca sono i fondi. Il calcio, per quello che conosco io, si fa in due modi: o con i soldi o con le idee. Noi non abbiamo soldi, quindi puntiamo sulle idee. E lo stesso discorso vale per il settore giovanile. Non ci sono i fondi per determinati discorsi, è la realtà. Poi la frana ha peggiorato le cose, è stato un inizio di stagione devastante lavorativamente. Come fai ad andare da qualcuno e chiudere un contributo?
In vista del prossimo anno ho già espresso la mia disponibilità alla società di farmi da parte come presidente della Prima Squadra. Darò sempre una mano, ma qualora ci sia una persona in grado di sostenere quella che è l’Eccellenza, con il supporto del settore giovanile e l’esperienza maturata. Ho parlato con imprenditori importanti. L’obiettivo sarà lanciare più giovani possibili. Abbiamo l’Ischia in Serie D, l’obiettivo per una società come il Barano che sta in Promozione è preparare i ragazzi per una eventuale Serie D o per altre categorie. Lavoreremo sui giovani, la realtà come la nostra è importante per formare i ragazzi. Sono step che bisogna fare. Se un ragazzo deve stare per strada, preferisco averlo sul campo perché è il posto più sicuro al mondo. È un ambiente sano e dove non ci sono distrazioni. Se riesco a coinvolgere questi imprenditori, magari riusciremo a fare discorsi più duraturi sulle prospettive. Cercheremo di mantenere la categoria, cercando di dare più spazio possibile ai giovani”.