mercoledì, Settembre 25, 2024

Stefano, generale ischitano  | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 25 settembre 2024



«È una situazione imprevedibile, dobbiamo essere pronti a qualsiasi scenario e per questo i piani vengono aggiornati di continuo. Ma il nostro lavoro prosegue come sempre: sono decine ogni giorno le segnalazioni fatte da Unifil, e quindi anche da noi, al Consiglio di Sicurezza Onu su violazioni lungo la blue line, da una parte e dall’altra: sconfinamenti di droni, colpi d’arma da fuoco e di artiglieria. Jet che sorvolano la zona cuscinetto per le missioni di bombardamento». Da meno di due mesi il generale di brigata Stefano Messina è in prima linea, nella base «Millevoi» a Shama, sullo scenario israelo-libanese. La Brigata Sassari, perla terza volta in Libano — fino a febbraio 2025 — ha preso il posto degli alpini della Taurinense nel Settore ovest in uno dei momenti peggiori dopo la strage di Hamas del 7 ottobre scorso e la risposta di Tel Aviv con l’invasione di Gaza.”Leggendo il Corriere della Sera, lunedì scorso, mi imbatto in quest’intervista che passa alquanto inosservata tra le varie notizie relative ai violenti e sempre più pericolosi scontri a fuoco lungo la cosiddetta Blue Line. Ma è poi l’amico Fabrizio Fiorito a farmi notare che il generale Stefano Messina, intervistato da Rinaldo Frignani a pagina tre, è un altro dei tanti figli d’Ischia sparsi qua e là in giro per il mondo.
Stefano pare sia andato via giovanissimo dalla nostra Isola per intraprendere la carriera militare nell’accademia di Modena e oggi, dopo molti anni, è diventato Generale ed è a capo di una brigata prestigiosa e inizialmente composta solo da sardi, che sin dalla prima guerra mondiale si distinse per la particolare capacità strategica e per l’efficacia dei suoi attacchi senza soluzione di continuità particolarmente temuti dal nemico.Fabrizio mi dice che Stefano è sempre stato un ragazzo riservato e low profile, ma dagli obiettivi particolarmente chiari. E oggi dalle sue parole traspare la determinazione di un leader moderato ma che sa bene come muoversi in contesti di tale delicatezza. Una capacità da gran motivatore, la sua, che emerge anche dalla risposta ad una ben precisa domanda sul morale dei suoi soldati: “È alto. Siamo sereni, perché abituati a operare in scenari complessi e con un bagaglio di esperienza consolidato perché maturato in diversi teatri operativi. Lo staff principale è composto da personale alla seconda-terza volta in Libano. I nostri 1.200 militari possono contare su misure di sicurezza adeguate che ci consentono di portare avanti il mandato.”
Spero che presto il nostro giornale possa dedicare spazio a questo nostro ennesimo concittadino che si fa onore lontano da casa. Senza dimenticare, per quel che mi riguarda, che tutto questo accade nel giorno in cui anche mio figlio Alessandro ha cominciato il suo primo giorno di lavoro negli Stati Uniti. Lontano da Ischia.

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