“Non mi fido di nessuno, tranne di quei tre!”. Proprio così, quei tre. Perché se prima il sindaco d’Ischia si ostinava ad utilizzare Silvano Arcamone ed Antonio Bernasconi a mo’ di petrusina ogni ‘mmenesta, piazzandoli ovunque possibile tra Comune e partecipate, oggi la stessa sorte tocca al buon Lello Montuori, assurto in ritardo alla corte giosiana rispetto alla vittoria del 2007, ma oggi a pieno titolo nel cerchio magico dei sidemen dell’ex sindaco di Casamicciola.
Questa riflessione mi sovviene dopo che il mio amico Giancarlo Carriero mi ha chiesto, in un pour parlez, quale fosse la mia opinione sui recenti accadimenti legati al “Regno di Nettuno”. Riccardo Strada, che forse non avrà un carattere facile, ma la cui professionalità non può a mio avviso esser messa in discussione (specie da chi di mare ne capisce ben meno di lui), non rientra nelle grazie di Ferrandino e, in quanto tale, va messo da parte. E Giosi, alla sua maniera, utilizza i suoi fidi scudieri per tentare di silurarlo. Un film già visto, per quanto mi riguarda; talvolta riuscito, altre no, come nel caso di Gianluca Trani, rimasto saldamente in sella sulla poltrona di Presidente del Consiglio Comunale nonostante il dimenarsi del primo cittadino e della sua maggioranza; o come in quello di Giovan Giuseppe Pugliese, dove è stato necessario correre ai ripari per evitare il peggio, in tutti i sensi.
Tornando alla recente nomina di Montuori, non sono d’accordo con il Direttore Di Meglio (e questo è già un fatto rilevante) su quello che lui ha avuto modo di definire “effetto bello”. Tutto ok sugli elementi positivi attribuiti a Lello: “fidato, serio, affidabile, produttivo, ben visto, solido, mai esposto in prima linea” e soprattutto uno che “non si è ancora sporcato le mani”. Tutto questo, a mio giudizio, non basta a superare l’impasse della criticità della sua nomina a Dirigente della Polizia Locale, già di per sé partorita come una sorta di aborto amministrativo (essendo evidente riparazione ad una scelta a dir poco avventata nei confronti dell’ottimo Comandante) tollerabile solo grazie alla storica acriticità di noi Ischitani. Perché se è vero, com’è vero, che Lello Montuori, oltre ad essere Dirigente Amministrativo del Comune di Ischia, si occupa anche dell’Ufficio di Piano e di qualche partecipata, senza dimenticare che la sua grande competenza viene utilizzata -a giusta ragione- in tutti i gangli vitali di Via Iasolino, non ci si spiega come si possa chiedergli (ottenendone anche il placet) di ampliare ulteriormente il suo spettro d’azione con un ulteriore e sì delicato incarico. E il Paese tace!
In altre parole, il lodevole “spirito di servizio” posto da Lello alla base del suo “obbedisco” di garibaldina memoria, non garantisce a mio giudizio la corretta copertura di tanti ruoli così importanti, rischiando di minare la professionalità di un giurista d’altissimo livello che sinora tanto ha fatto e potrà ancora fare per la pubblica amministrazione. Una visione “una e trina” che proprio non può appartenere agli “umani” e che già nelle esperienze degli altri due tecnici di fiducia di Ferrandino (Arcamone e Bernasconi, appunto) ha dimostrato notevole inefficacia, spesso oltre il limite legale tra il controllore e il controllato. E il Paese ha taciuto anche allora!
Perché meravigliarsi, quindi, della querelle tra Giosi e i suoi seguaci similpolitici e non contro Riccardo Strada? La logica è la stessa: o sei con me o contro di me; o fai come dico io oppure a casa, in barba all’Area Marina Protetta ed alle sue reali ed importanti finalità. Ma soprattutto, per Giosi, il Paese non offre altro di buono, oltre i suoi “magnifici tre”. È questo il livello di “materiale umano” offerto da Ischia, oppure è ora di ribellarsi a questo sistema di gestione del “pubblico”?
Taci pure, Paese. Tanto…
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giustissimo Davide sono d’accordissimo
A parte le considerazioni un tantino politiche che ricorrono nel testo, capisco il gioco delle parti, non riesco a comprendere il riferimento al silenzio del paese. Sai bene che una volta votato “il paese” non esercita più nessuna effettiva influenza sul corso degli eventi. Se può interessare la mia opinione, in generale, e quindi anche per la “gestione Brandi”, nonostante le tante rivoluzioni da Bassanini a Brunetta e Madia non si è ancora realizzata la separazione tra potere di indirizzo e potere gestionale. L’ingerenza della politica continua a guastare la PA. Manca ancora oggi una seria ed obiettiva gestione delle risorse umane. Si preferisce la più autoritaria “amministrazione del personale”. E chi si intende di organizzazioni sa la differenza.