Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un’epoca del tutto nuova nel tennis, caratterizzata dalla presenza da alcuni dei migliori giocatori di sempre. Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic, in questo, sono stati quelli che sono riusciti più a contraddistinguersi grazie ad un talento che talvolta sembra innato, lo stesso che ha permesso a tutti e tre di raggiungere quota 20 titolo Slam.
Lo svizzero si è dovuto fermare a venti, complici i tanti acciacchi che lo hanno frenato nell’ultima fase della sua carriera. Il campione di Basilea non giocava un match da Wimbledon 2021, quando poi, a causa di un ginocchio che non riusciva a riprendersi dall’intervento di luglio dello stesso anno, ha dovuto prendere la sofferta decisione di ritirarsi.
E così, Roger si è ritrovato a settembre scorso a Londra, nella splendida cornice della O2 Arena dedicata a lui e alla Laver Cup 2022, a dover dire addio a tutti coloro che lo hanno accompagnato in questi vent’anni di carriera. C’erano Ruud, Murray, Tsitsipas, Norrie, Berrettini e, ovviamente, Rafa e Nole, che di certo non potevano mancare al grande appuntamento, dal momento che con Roger hanno formato i formidabili “Big Three“. E con lo spagnolo, in particolare, hanno sviluppato un rapporto che sconfina dal rettangolo di gioco, come testimoniato dalla foto che li ritrae mano nella mano, in lacrime seduti nella panchina a bordo campo, mentre sugli schermi dell’arena scorrevano le immagini dei momenti più salienti delle sue vittorie più memorabili.
Un’istantanea dal fortissimo impatto, poiché emblema di ciò che può rappresentare lo sport: rivali agguerriti in campo, amici più che mai fuori.
Aldilà del lato sentimentale della loro rivalità, loro tre sono noti per aver ottenuto record che soltanto fino a qualche anno fa erano impensabili. Ci sono i 22 titoli Slam di Nadal e Djokovic, le 33 finali Slam dello stesso Novak, le 369 vittorie, sempre nei tornei Major, di Roger, i 14 Roland Garros di Rafa e la lista potrebbe proseguire ancora, cosa che nel tempo gli opinionisti sportivi hanno iniziato ad analizzare statistiche e quote del tennis per capire le tendenze delle partite, e tutto questo non ha fatto altro che alimentare tutto l’interesse che ruota attorno al tennis, con sempre più persone che si sono sentite attratte da questo sport alimentando tutto ciò che lo circonda come i settori dell’informazione, dell’intrattenimento – tanto che di recente è uscita la prima serie tv Netflix che segue da vicino le vicende dei loro colleghi.
Tuttavia, e forse se ne sono fatti una ragione, tra i primati che non sono riusciti a centrare c’è quello, sicuramente meno significativo, del servizio più veloce di sempre, che spetta ad un giocatore di gran lunga meno conosciuto. Spoiler: tra le prime 10 battute più veloci della storia del tennis, non compare mai il nome dei Big Three.
La classifica dei 10 servizi più veloci di sempre
In decima posizione c’è Marius Copil, tennista rumeno classe ’90 ancora in attività e attuale numero 382 del ranking Atp, che nel 2016 ad Anversa fece registrare uno dei servizi più veloci della storia, spedendo la pallina a 244 km/h.
Nono posto, invece, per lo spagnolo Feliciano Lopez che, oltre a detenere il record per il maggior numero di presenze negli Slam insieme a Federer (81, 79 delle quali consecutive – altro record in solitaria), detiene anche uno dei servizi più potenti della storia, mandato a 245 km/h in occasione del torneo del Queen’s del 2014.
Ancora prima era stato lo svedese ex top 10 Joachim Johansson a far viaggiare la pallina alla stessa velocità. Lo aveva fatto in Coppa Davis nel 2004 e dunque ecco perché è a lui che spetta l’ottava posizione di questa speciale classifica.
Settimo posto per uno dei più forti servitori di sempre: Andy Roddick, che, nella stessa edizione della Coppa Davis che aveva visto Johansson mandare la palla a 245 km/h fece ancora meglio, scagliandola a 249 km/h.
Per un soffio davanti all’americano troviamo Milos Raonic. Il canadese è uno dei più grandi “what-if” della storia del tennis, ma sicuramente ha lasciato il segno sia con i suoi successi che con il suo… servizio, da 250 km/h tondi registrati nella Rogers Cup del 2012.
La quinta casella di questa classifica è occupata dal polacco Jerzy Janowicz. Nel 2013 raggiunse il suo best ranking in quattordicesima posizione, ma l’anno prima salì agli onori della cronaca per aver stabilito una delle più potenti battute mai viste prima su un campo da tennis, con la pallina che, in un match del Challenger di Szczecin del 2012, raggiunse la straordinaria velocità di 251 km/h.
Quarta posizione per un altro dei migliori servitori della storia: Ivo Karlovic che, dall’alto dei suoi 211 cm di altezza, riusciva ad imprimere una forza alla palla incredibile. Il suo record lo stabilì in Coppa Davis nel 2011, raggiungendo 251 km/h.
Poi, troviamo l’attuale detentore del primato per il maggior numero di ace nella storia, lo statunitense John Isner. Anche lui dotato di un’altezza notevole (208 cm), è rimasto uno dei pochi in attività che ancora gioca ad alti livelli a poter contare su un servizio micidiale in termini di velocità. Ma il suo record lo firmò nel 2016, spedendo la palla a 253 km/h.
Il secondo posto va ad Albano Olivetti, tennista francese classe ’91, che nel 2012, in occasione del Challenger di Bergamo, scagliò la palla a 257.5 km/h. Un bel balzo in avanti rispetto al terzo classificato.
Ancora meglio, però, fece Sam Groth nel 2012 al Challenger di Busan, quando la sua pallina raggiunse la bellezza di 263 km/h. Una velocità, questa, che quindi gli permette di salire sul gradino più alto del podio per il servizio più veloce della storia del tennis.