Una storia triste come purtroppo se ne registrano diverse sulla nostra isola, ma con un lieto fine. La vicenda di un bambino di 10 anni che era stato allontanato dalla famiglia e “collocato” in una comunità dal Tribunale per i minorenni di Napoli, che aveva sospeso nei confronti della madre e del padre la responsabilità genitoriale. Una decisione resa in quel momento necessaria proprio dalla circostanza che i due non apparivano in grado di prendersi cura del piccolo, che anzi era costretto a vivere in un contesto familiare assolutamente inidoneo e contrassegnato dalla violenza, in quanto il padre aveva la “brutta abitudine” di aggredire e picchiare la ormai ex compagna. E la circostanza che entrambi avessero allacciato nuove relazioni sentimentali non aveva affatto migliorato la situazione, anzi. Alla fine, però, grazie al lavoro preciso e all’impegno determinato dell’avv. Alessandra Mosè a tutela del minore, il bambino ha potuto lasciare la comunità e tornare a vivere con la madre, come lui stesso aveva peraltro richiesto. La donna, nel frattempo, ha cambiato vita, ha seguito un percorso di recupero che l’ha resa idonea ad occuparsi del figlio. Mentre il padre invece non ha voluto saperne di redimersi. E come conseguenza, è stato privato della patria potestà.
LE SOFFERENZE DEL PICCOLO
I contorni e anche gli aspetti più crudi di questa storia emergono proprio dal decreto del Tribunale per i minorenni presieduto dal dott. Giancarlo Posteraro, componenti la dott.ssa Rossella Bertolani, il dott. Rocco Antonio Del Vecchio e la dott.ssa Maria Maddalena Soccio. Il collegio ha valutato le richieste formulate dalla tutrice del minore e dalle parti e ha assunto la miglior decisione per il futuro del piccolo, già gravemente turbato da quanto ha dovuto fin qui soffrire, avendo assistito alle aggressioni del padre nei confronti della madre.
Il decreto ripercorre appunto tutte le fasi di questa storia, da quando ad aprile 2022 il pm chiedeva di aprire la procedura di sospensione dalla responsabilità genitoriale della madre e del padre sul figlio minore, «stante la condotta fortemente pregiudizievole tenuta nei confronti del figlio, apparendo poco tutelanti, nonché per l’elevata conflittualità tra gli stessi e i reciproci compagni conviventi».
Come è prassi interveniva il Comune d’Ischia, che con ordinanza sindacale provvedeva «al collocamento del minore presso idonea comunità a dimensione familiare, in quanto i nonni paterni, per problematiche di salute, erano impossibilitati ad accogliere il nipote». Il Tribunale accoglieva nel frattempo la richiesta del pubblico ministero, «disponendo la sospensione di entrambi i genitori dall’esercizio della responsabilità genitoriale sul figlio minore e la conferma del collocamento del bambino». E nel passaggio successivo si dà conto del forte stato di disagio e delle conseguenze manifestate: «Emergeva che il minore era segnato da un vissuto abbandonico e da una profonda sofferenza dovuta alle condotte aggressive e violente messe in atto dal padre nei confronti della madre, mostrando difficoltà nella gestione delle emozioni e mettendo in atto comportamenti aggressivi verso di sé e gli altri bambini».
A riprova del disinteresse nei confronti del figlio, l’uomo non si presentava nemmeno all’udienza collegiale del giugno dello scorso anno, mentre la madre era presente.
ASCOLTATO IL BAMBINO
Il Tribunale prima di decidere ha anche provveduto ad ascoltare il bambino e dalle sue dichiarazioni emerge un quadro al tempo stesso drammatico e chiaro. Il minore infatti dichiarava «di essere stato presente quando il padre picchiava la madre con le mani, “Alcune volte le stringeva le mani al collo e le tirava addosso il vaso dei fiori. Mi sentivo male ed ero triste. Lui mi sgridava in maniera forte e provavo una grande paura (…) Se penso a mamma provo felicità. Se penso a papà provo rabbia (…) Desidero tornare a casa da mamma e di restare in modo fisso. Non desidero andare da papà e non ho altro da aggiungere”». Una risposta che non lascia adito a dubbi. Nonostante i soli 10 anni questo bambino costretto a maturare precocemente dal dolore affrontato ha espresso in maniera decisa la sua volontà. E sulla base anche di quanto evidenziato dall’avv. Alessandra Mosè, i giudici hanno esaudito il suo “desiderio”.
Nel prosieguo del decreto si riferisce poi della decisione della donna di farsi aiutare per poter riottenere l’affidamento del figlio e il comportamento diametralmente opposto del padre: «Dalla copiosa attività istruttoria e dalle risultanze della documentazione agli atti emergeva che la madre, dopo una iniziale fase di difficoltà ad affidarsi, effettuava i percorsi di valutazione delle competenze genitoriali e successivo supporto alla genitorialità, anche con la partecipazione del nuovo compagno, con esito positivo mentre il padre non mostrava alcun interesse né consapevolezza della propria inadeguatezza genitoriale. L’uomo, pur avendo avuto le medesime prescrizioni della donna, comunicava “con fare minaccioso di essere lasciato in pace e di non voler effettuare alcun percorso” (citando la relazione Asl Napoli 2 Nord, ndr)».
IL DISINTERESSE DEL PADRE
A questo punto anche il pubblico ministero ha espresso parere favorevole «alle richieste della tutrice di decadenza del padre, reintegra della madre nell’esercizio di ruolo, fuoriuscita del minore dalla comunità con affidamento alla madre e monitoraggio dei Servizi Sociali competenti territorialmente». Evidente, come evidenziato dall’avv. Mosè, che a tutela del piccolo il padre dovesse essere “estromesso”. Per il Collegio dunque «sussistono i presupposti per confermare la decadenza del padre dall’esercizio della responsabilità genitoriale sul figlio, tenuto conto del disinteresse mostrato verso il figlio e per la presente procedura, nonché revocare la sospensione dall’esercizio di ruolo per la madre con fuoriuscita del minore dalla comunità e rientro presso l’abitazione della genitrice con monitoraggio dei Servizi Sociali».
Ed è arrivato il provvedimento che ha trasformato una terribile vicenda in una storia a lieto fine. Il Tribunale ha disposto «la decadenza del padre dall’esercizio della responsabilità genitoriale sul figlio minore; dispone la reintegra dell’esercizio di ruolo della madre sul figlio minore; dispone la fuoriuscita del minore dalla Comunità educativa “Santa Maria” con l’affidamento alla madre; dispone il monitoraggio del nucleo familiare a cura dei Servizi Sociali del Comune di Ischia Ambito Sociale n.13 Ufficio di Piano, che metteranno in atto tutti i possibili interventi volti a migliorare le condizioni psicofisiche del minore e di comunicare a questa A.G. solo in caso di condizioni di pregiudizio». A questa madre che pure ha dovuto affrontare momenti difficili e al suo bambino è stata concessa una seconda occasione.