Ida Trofa | Il centrodestra si muove verso le prossime elezioni regionali della Campania e, stando alle parole, dell’ex governatore Stefano Caldoro, ha intenzione di muoversi unito. Così l’ex socialista, capo dell’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale della Campania, fresco di nomina alla guida del dipartimento autonomie di Forza Italia, in questa intervista esclusiva a Il Dispari, a margine dell’iniziativa che lancia, di fatto, la corsa al Referendum per il “Rilancio del sud” non ha dubbi: “ormai siamo già in campagna elettorale, quindi noi dobbiamo batterci, il Centro-destra vincerà nettamente le regionali”.
Amico di Ischia da sempre, Stefano Caldoro, ci svela molto di più e, tra le righe, anche se non troppo, tratteggia persino le prossime mosse.
Con la frase “Il Centro-destra vincerà nettamente le regionali”, emerge in maniera lapalissiana la candidatura del leader campano per la conquista di Palazzo Santa Lucia nel 2020.
“Il Sud è problema nazionale ed europeo. L’Istat ci racconta di distanze che aumentano, la situazione peggiora e non migliora. Tocca alla politica del Sud immaginare nuove sfide e anticipare il cambiamento”
Il sud è rimasto fermo per troppo tempo e la Campania arranca. Parte in queste ore la raccolta di firme per il referendum sul rilancio del Mezzogiorno promossa da Stefano Caldoro che vede unito quasi tutto il centro destra e non solo?
“Si! Noi proviamo un referendum la cui la raccolta di firme è necessaria. Chiediamo ai cittadini di aderire e di darci una mano per la raccolta, per un sud nuovo, un sud diverso, che guarda al futuro, unito e non diviso tra le regioni. Questo oggi è anacronistico. Pensiamo un progetto unitario che tenga insieme i grandi problemi del sud che sono il lavoro, l’occupazione, l’istruzione e la sanità che oggi sono gestiti male anche per la rigidità dei perimetri regionali. Tutto sta dentro al perimetro delle regioni. Poi, se le regioni amministrano, vediamo quello avviene. Pensiamo ad un superamento delle attuali Regioni e al governare i grandi sistemi, grandi problemi, come ho ricordato prima: sanità, istruzione, assistenza e lavoro. Un po’ come fanno i grandi paesi europei che funzionano meglio, ad esempio Germania e Francia”.
Il governatore De Luca ha dichiarato che l’«autonomia serve a distinguere cialtroni da amministratori seri» e ha chiesto di essere ascoltato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Un po’ tardiva come iniziativa per fermare il gap con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna?
“Beh, ci arrivi dopo quattro anni e gli altri sono andati avanti a te. Quindi il problema era non far camminare da soli Lombardia e Veneto che fanno solo il loro interesse e gli interessi del nord. Il sud è stato a guardare per quattro anni. Non voglio auto citarmi, ma finché sono rimasto a fare il presidente ed ero anche vicepresidente delle regioni italiane, non è che questo non avveniva, ma io ho impedito che avvenisse. Ho fatto in modo, sempre, di bloccare ogni iniziativa autonoma. Sono arrivati De Luca e i nuovi presidenti del Sud e il Nord se li è mangiati. Perché sono andati avanti e gli altri non li hanno fermati. Non discuto che ci siano stati ritardi, però ritengo che le responsabilità principali siano attribuibili al centrosinistra e, soprattutto, ai suoi dirigenti meridionali. Toccava ai presidenti di Regione sollevare il caso e intervenire quando il governo Renzi ha dettato le basi per ciò che sta accadendo adesso. Ma questo è il passato, noi non ci presteremo a operazioni strumentali”.
E’ già in campagna elettorale?
“Ma sì, ormai siamo già in campagna elettorale. Dobbiamo batterci, il Centro-destra vincerà nettamente le regionali. Quindi bisogna fare un bella squadra, un bel programma, belle idee e, soprattutto, rispondere ai problemi. Anche ai problemi dell’isola che sono spesso dimenticati da questo governo regionale, totalmente lasciata al suo destino”.
Non crede che scontenterà il suo alleato della Lega con questa iniziativa?
“No, la Lega è d’accordo. Salvini ha detto chiaramente che è un’iniziativa da sostenere. Forza Italia la sostiene, ma anche forze tradizionali della sinistra e altre personalità sono d’accordo. E’ un progetto, questo del referendum che va prescindere dalle delle forze politiche. Al centro-destra interessa particolarmente, come bagaglio di consensi, ma il progetto è molto più ampio a prescindere, appunto, dalle posizioni politiche”.
Pensa che un largo consenso su questa proposta di referendum possa garantire? Basta, insomma, per essere ascoltati dal Governo e dal Movimento Cinque Stelle che ha dimostrato, ampiamente, di non sapere né volere ascoltare ragioni? Ha idea di quale sia la posizione grillina?
“Il Cinquestelle non pensa. Mi pare che non abbia idee, quindi non saprei dire cosa pensano loro”.
Pensa anche lei che l’autonomia differenziata dividerà ulteriormente il Paese?
“Innanzitutto è contraria alla Costituzione e alla legge 42. Non è l’autonomia in sé ad essere sbagliata, la grande partita è un’altra. Per noi dovrebbe essere semplicemente applicata la legge 42. Quella norma impone di determinare i fabbisogni nazionali delle singole prestazioni. Il che significa che su alcuni diritti come scuola, sanità e mobilità, un cittadino di Napoli deve avere le stesse garanzie di uno di Catanzaro oppure di Milano”
Occorre rilanciare la sua idea di istituire le macroregioni e il referendum sarà la base?
“Tutti parlano di cambiamento, però, nei fatti tendono a conservare la situazione esistente. Sì, credo molto nelle macroregioni”.
Non crede che si tratti di realtà troppo diverse e distanti. I territori più piccoli rischiano di essere inglobati dalle realtà principali. Un po’ come i timori per il comune unico ad Ischia?
“I perimetri non dovrebbero essere determinati dall’alto. Anche perché la prima parte del percorso è già nella Costituzione: l’ottavo comma dell’articolo 117 già offre la possibilità di costituire un ente interregionale per le acque, la logistica integrata e altro, che oggi è diviso in cinque regioni. È una norma rivoluzionaria, che consentirebbe, se applicata, di spogliarsi di bilanci in perdita e razionalizzare le risorse. Il Sud è frammentato, diviso, ora deve fare fronte comune”.
Tornando alle isole, alla cattiva gestione di tutti i settori che le riguardano dal demanio ai trasporti, alla sanità. Quella delle isole è una realtà abbandonata a se stessa anche nelle sciagure. E’ il caso del terremoto e dell’emergenza negata. De Luca si è voltato dall’altra parte, è scappato. Il M5S, ben contento, ha puntato solo ad occupare le poltrone disponibili con il commissariato alla ricostruzione privandoci di risorse e professionalità importantissime con l’emergenza e il fondo per le calamità?
“Io posso dire quello che penso apertamente perché l’ho detto al momento in cui c’è stato il disastro, l’ho detto il primo giorno del terremoto, i primi giorni difficili. Allora, premesso che non c’è dubbio che Ischia, Procida, Capri, le isole in particolare, sono viste come un problema. Quindi chi abita a Salerno cosa importa? Mi pare che conta Salerno e non conta il resto. Questa è la politica regionale. In più, aggiungo, che il tema dell’Emergenza e del terremoto si poteva almeno risolvere con l’impegno della Regione di dare almeno 150 milioni di euro. Io avevo previsto una misura per 150 milioni di euro per l’isola che si poteva dare ai comuni“.
Dunque problemi irrisolti mentre si vola alto pensando alle autonomie, quanto può incidere questo sulla necessità, o meno, ad esempio per Ischia di un Comune Unico?
“Io mi auguro il comune unico, ma quando sarà. Ora, ritornando al terremoto e alle misure che avevo previsto, si potevano dare le risorse, in attesa del comune unico, ai comuni che ci sono con un coordinamento tra loro. Poi, penso, che alla fine i sindaci sull’emergenza hanno discusso insieme, con gli amministratori locali e con i cittadini. Visto che a Salerno sono stati dati circa 800 milioni di fondi europei e un altro miliardo è stato annunciato. Si poteva fare quello che io ho fatto con l’accelerazione della spesa. Lo stesso mio modello che ha funzionato nel 2013-2015 che feci dare ai comuni per scuole, strade o in quel caso, addirittura, per i danni avuti al terremoto, risorse importanti dei Fondi Europei, è stata una misura non attivata. Ischia è stata privata di risorse importanti che le erano necessarie e sono state dirottate su Salerno, e questa è una cosa molto grave!”
E’ davvero solo colpa di De Luca? Converrà che le amministrazione ad Ischia, specie quelle del cratere sismico sono tutte di stampo azzurro, tutte di matrice Forza Italia.
“No, devo dire che i sindaci hanno subito. Perché la cassa l’ha la Regione. Hanno protestato, tanto è vero che loro, i sindaci, hanno adottato la mia proposta. Gliela mandai e, nelle riunioni tecniche, anche pubbliche, molto iniziative pubbliche hanno sostenuto la mia idea. Gli ho scritto come bisogna fare. Se ero presidente della Regione, Ischia avrebbe avuto almeno 150milioni di euro. Non c’è dubbio perché è proprio un meccanismo che avevo fatto e predisposto anche per tutti gli altri comuni e abbiamo distribuito quasi 2 miliardi. Era un meccanismo semplice da utilizzare. In più, ovviamente, ci sarebbero stati i fondi nazionali. E De Luca si è girato dall’altra parte, ma l’intera Regione, non parlo solo del Presidente. La Regione non ha pensato all’isola è questa la cosa gravissima”.
Che impatto possono avere le autonomie, le macroregioni sulle isole?
“Intanto va nell’idea di discutere univocamente problemi che sono comuni a tutti .Ad esempio Ischia può avere più problemi, anche più comuni, però il tema della Sanità, il tema della portualità, il tema del termalismo, i temi legati ai flussi turistici, non sono di Casamicciola, Lacco Ameno o Forio. Il demanio è dell’isola. Ecco, bisogna ragionare da comune unico a prescindere da quando avverrà e se ci sarà il comune unico. Lavorare e ragionare in maniera unitaria. La nostra proposta di macroarea, di macro regione è proprio in sintonia. I grandi problemi che viviamo insieme, gestiamoli insieme. Non ce li dividiamo, perché ognuno vede il suo pezzettino e il problema non si risolve. E questo è il consiglio che do. Ma devo dire che i sindaci di Ischia hanno fatto un bel lavoro. Loro avevano fatto le richieste giuste. Sono stati ignorati dalla regione e dal governo”.
L’ex presidente della Campania, è stato nominato da Silvio Berlusconi responsabile del dipartimento Autonomie di Forza Italia. Inoltre è alla guida di un’associazione che si propone la costituzione della macro regione del Sud. C’è proprio l’autonomia alla base del substrato ideologico della candidatura di Caldoro, sconfitto da De Luca nella tornata del 2015, alle prossime elezioni. L’obiettivo da perseguire, durante l’eventuale nuova consiliatura è, dunque, quello di rendere la macro regione del Sud autonoma e comunque meno vincolata al rispetto dei parametri dello Stato centrale.
Stessa strada che stanno battendo Lombardia e Veneto, che raccolgono i primi risultati grazie al rapporto privilegiato con la Lega e, quindi, con il vicepremier Matteo Salvini.
Su questo versante Caldoro ha detto chiaramente che il Veneto e la Lombardia sono già partite e che la stessa Emilia Romagna è in fase avanzata. La sfida, secondo l’ex governatore, deve partire dal Meridione, in primis dalla Campania con tutte le regioni che potranno essere coinvolte dal Referendum consultivo sulla macro regione per il quale, proprio, in queste ore anche Ischia è coinvolta. Saranno raccolte le firme necessarie. L’obbiettivo è raggiungere tra le 10mila e le 25 mila firme.
La sfida partirà dalla Campania ma avrò l’obiettivo di stimolare il dibattito. Per il prossimo candidato del Centro destra è innegabile, l’importanza di sostenere «anche attraverso l’istituto referendario, le Regioni che ancora non sono partite con la richiesta di Autonomia».
La questione meridionale torna, dunque, prepotente sul tavolo e nelle agende della politica e, oggi, per non acuire il dramma di un’Italia mai veramente unita, sempre più divisa è necessario fare, reagire.
Ma quando eri tu presidente di regione cosa hai fatto per le isole?