Ida Trofa | Il presidente della Giunta regionale Campana, Vincenzo De Luca ha inviato formalmente ieri, martedì 15 gennaio 2019, la richiesta di proroga dello stato di emergenza nazionale. De Luca, corredando la richiesta con il parere motivato del commissario Delegato Grimaldi, ha inoltrato al Governo centrale un ulteriore richiesta del permanere delle condizioni emergenziali per ulteriori 180 giorni fino al prossimo 24 agosto.
Per andare oltre, i sei mesi, per essere equiparati ad altre emergenze d’Italia di recente riviste con la legge di Bilancio, occorrerebbe una legge opportunamente predisposta, ma questa è un’altra sfida e un altro impegno che presupporrebbe tutt’altra politica. Per ora il sisma di Ischia, la sua emergenza i sindaci che hanno accolto le istanze dei cittadini confidano in De Luca, nel Presidente Giuseppe Conte e nel suo consiglio dei ministri.
Dovrà essere, proprio, il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte di concerto con il Capo della Protezione Civile, a rendere il proprio parere prima della ulteriore dichiarazione di proroga. Altrimenti lo stato di emergenza terminerà tutto al più il prossimo 21 febbraio, passando poi nelle competenze del commissario Schilardi e forse, per gli interventi ancora da realizzarsi, nella gestione ordinaria della stessa Regione Campania.
Una ipotesi non del tutto confortante attesi gli esempi di altre realtà come il centro Italia, ove senza un delegato all’emergenza i tempi per CAS ed alloggiati, come per l’assistenza alla popolazione e gli interventi di riduzione del rischio residuo tendenti a risolvere la situazione di compromissione degli interessi primari della comunità colpita, si sono a dismisura allungati.
La proroga dello stato di emergenza consentirebbe, oltre modo, al commissario della ricostruzione, atteso da un impegno arduo per non dire improbo e certamente di non rapida definizione, di poter lavorare per la ricostruzione in maniera serena e mirata ed ancora, consentirebbe alla popolazione di continuare a ricevere la giusta assistenza, beneficiando del lavoro specifico che la struttura del Commissario delegato, assicura da circa diciotto mesi. Occorre continuare a far fronte agli interessi primari, contingibili e urgenti, da qui l’ineluttabile necessità di prolungare lo stato di emergenza se non di un anno almeno di ulteriori sei mesi come necessari bisogni di questa realtà. Basta voltarsi a guardare i borghi di Casamicciola e Lacco Ameno ed in parte quelli di Forio per comprendere che non si è ancora concluso lo stato di emergenza.
C’è una richiesta formale di proroga che va dai singoli cittadini alle Amministrazioni locali fino alla Regione Campania, manca a questo punto solo la risposta del governo centrale.
Ma cosa prevede la dichiarazione dello stato di emergenza?
Lo stato di emergenza è uno strumento molto complesso che testimonia e si lega alla gravità dell’evento, oltre che al tipo di risposta necessario per affrontarlo. Spesso, i fatti lo dimostrano, sta anche nella capacità degli uomini ad esso delegato di affrontare la stessa gestione dell’emergenza, avendo la capacità di gestire e tramutare in fatti i poteri che una gestione del genere consente e affida.
Agli interventi per affrontare l’emergenza si provvede con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, ma nei limiti e secondo i criteri indicati con la dichiarazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico. Le ordinanze sono emanate dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, se non è diversamente stabilito con la deliberazione dello stato di emergenza.
L’attuazione delle ordinanze è curata, in ogni caso, dal Capo del Dipartimento. L’emanazione richiede l’acquisizione preventiva delle regioni territorialmente interessate. Nella prima ordinanza viene nominato il Commissario delegato, responsabile degli interventi da realizzare per superare la situazione criticità. Allo scadere dello stato di emergenza viene emanata un’ordinanza “di chiusura” che disciplina e regola il subentro dell’amministrazione competente in via ordinaria e individua il soggetto responsabile, d’intesa con la stessa amministrazione.”
Tradotto dal burocratese spicciolo significa che il capo del dipartimento della protezione civile è libero di emanare le ordinanze necessarie ad affrontare l’emergenza, in deroga alle leggi “normali” ma sempre dentro dei limiti: il rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico e i principi generali presenti nella dichiarazione dello stato di emergenza. Questa idea vuole equilibrare due esigenze: quella di un intervento pronto ed efficace insieme al mantenimento dell’ordinamento costituito. Egli dovrà nominare un commissario che coordinerà le azioni sul territorio. Alla fine dello stato di emergenza il Capo della Protezione Civile emana un’ordinanza finale che stabilisce il rientro nelle condizioni di normalità e in quali modalità.
Lo stato di emergenza è quello strumento che ci permette di affrontare il vero dramma del terremoto di Ischia. Considerato che la relativa dichiarazione e’ stata adottata per fronteggiare situazioni che per intensità ed estensione richiedono l’utilizzo di mezzi e poteri straordinari.
Situazioni la cui intensità ed estensione è ancora ben lungi dall’essere mutata rispetto al 21 agosto 2017.