Ida Trofa | Sono complessivamente 2475 gli sfollati di cui 2195 assistiti mediante il Contributo di autonoma sistemazione e 280 quelli alloggiati, temporaneamente, in strutture alberghiere e almeno 300 persone che un lavoro non l’hanno più trovato.
1060 le unità immobiliari per le quali è stato dichiarato un esito di inagibilità temporanea, parziale ovvero totale, quest’ultimo attestatosi a complessivi 640 esiti di immobili o unità immobiliari completamente inagibili tra cui 30 tra strutture ricettive e ristoranti, sei scuole e il Municipio di Casamicciola.
Nei Comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno sono tutt’ora perimetrate aree individuate, nei giorni immediatamente successivi al sisma, come zone “rosse”, che comprendono un patrimonio edilizio interessato da un quadro fessurativo con danni gravissimi e completamente inibite per le quali è ancora assicurato il presidio mediante contingente di personale militare.
A 18 mesi dal sisma sono ancora in corso di progettazione, ovvero di realizzazione gli interventi urgenti sul patrimonio pubblico, quelli relativi alla messa in sicurezza dei beni culturali mobili ed immobile e, in particolare, ancora in fase di individuazione e definizione quelli finalizzati a consentire la ripresa dell’attività scolastica.
Un bollettino di guerra che restituisce numeri da brivido fondamento di un’emergenza nazionale ancora in atto e ben lungi dall’essere alle spalle. Alle spalle soprattutto della popolazione colpita di chi da mesi vive nell’incertezza e nella precarietà di stanze d’albergo, in chi rincorre una parvenza di normalità e stabilità cercando una autonoma sistemazione. Degli scolari in cerca di una scuola, di un piccolo mondo in attesa che gli venga ridata, magari ricostruita, la rete dei suoi servizi. In questa situazione appare chiaro che l’emergenza nelle comunità colpite non è affatto terminata.
La Proroga della dichiarazione dello Stato di Emergenza almeno di un altro anno al fine di garantire stabilità e assistenza alle popolazioni colpite
Lo stato di emergenza non può ritenersi superato e la sua conferma sarebbe il primo passo necessario per scongiurare gravi risvolti sociali, per garantire le piccole esigenze quotidiane di chi ha perso tutto, spesso oltre la casa anche l’impiego, consentire il prosieguo del lavoro legato alla fase ed alla gestione di detta emergenza affidata al Commissario delegato Arch. Giuseppe Grimaldi e parallelamente consentire un più agile lavoro della fase di ricostruzione affidata al Commissario Straordinario Dott. Carlo Schilardi. Cosi come sarebbe auspicabile andare avanti per contrastare lo spopolamento e favorire la ricostituzione del tessuto economico e sociale delle zone colpite e sostenere, nel suo complesso, il sistema “Ischia”.
Con lo stato di emergenza viene difatti garantita l’assistenza primaria alla popolazione. Un miracolo di questi tempi la certezza di veder liquidato il contributo di autonoma sistemazione agli sfollati con una tempistica quasi da record paragonata ad altre esperienze analoghe. Guardando altrove, ad altre catastrofi i tempi e i fatti restituiscono un quadro drammatico che fa dell’emergenza Ischia, sotto certi aspetti, un modello. Sono in corso i provvedimenti per la ricostruzione e allo stato nessuno può rientrare nelle proprie case. Ciò premesso occorre evidenziare cosa accadrà con la scadenza dello stato di emergenza soprattutto in ragione di recentissimi interventi legislativi che lasciano più di qualche dubbio sulla immediata applicabilità ed efficacia degli stessi.
Come è noto, fermo restante l’avvio della fase di ricostruzione, all’articolo 18, comma 1, lett. a) del D.L. n. 109/2018, convertito nella legge n. 130/2018, è stato previsto che il Commissario straordinario operi in raccordo con il Commissario delegato al fine di coordinare le attività con gli interventi relativi al superamento dello stato di emergenza. Con la conversione in legge del decreto, in via del tutto prematura e sicuramente inopportuna, è stata aggiunta – tra l’altro – la lettera i bis), con la quale tra le funzioni cui deve provvedere il Commissario straordinario vi è anche quella dell’attività relative all’assistenza alla popolazione a seguito della cessazione dello stato di emergenza. Attività tutta da decifrare rispetto alle certezze poste in essere con lo stato di emergenza e della correlata norma di protezione civile per altro di recentissima riorganizzazione con il codice emanato agli inizi dello scorso anno, ma soprattutto di chiaro e palese sapore politico. Tutto questo a discapito degli sfollati e dei cittadini terremotati che potrebbero ritrovarsi in vorticosi ritardi e pericolosi stalli burocratici, aggiungendo ancora una volta al danno la beffa.
Il territorio si aggrappa all’Emergenza, la parola ora al Governo Centrale
E’ indubbio che la predetta situazione emergenziale persiste e che continuano a ricorrere, nella fattispecie, i presupposti previsti dall’art. 24, comma 3, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, per la proroga dello stato di emergenza, per altro nel paradosso che l’isola colpita dal sisma è l’unica emergenza italiana prorogata di soli sei mesi e non di un anno come prevede la nuova normativa sulla protezione civile e come è accaduto altrove, in altri calamità.
Tornare in regime ordinario, sarebbe un disastro per la popolazione che ha ancora bisogno di supporto, straordinarietà, assistenza, contributi, soccorso e sostegno. Senza nuove previsioni l’emergenza con tutte le conseguenze che ne derivano terminerà il prossimo 21 febbraio 2019.
Il Commissario delegato, intanto, ha già presentato nel dettaglio lo stato di attuazione dell’emergenza ribadendo, con numeri e dati, che continuano a persistere le condizioni per richiedere la proroga e proseguire nelle attività emergenziali!
Dopo il 21 febbraio chi se ne occuperà? Schilardi con quali fondi? Solo con quelli residui del Piano dell’Emergenza? E come si utilizzeranno per i successivi mesi atteso che sono con destinazione vincolata e temporalmente delimitati? E le deroghe del commissario delegato per l’emergenza saranno trasferite al Commissario per la ricostruzione?
Pare di capire, dalla lettura della lettera i bis del comma 1 del citato articolo 18, che al Commissario straordinario vengono trasferiti solo i fondi residui della contabilità speciale del Commissario delegato non le competenze né, tanto meno, le deroghe. In questo momento è la gente ad avere la necessità e ancora l’esigenza di essere almeno protetta dallo stato d’emergenza che non è legato ad una persona, ma è una condizione e una ragione, senza se e senza ma, che ancora serve alla popolazione colpita dal dramma e alle persone che da diciotto mesi convivono quotidianamente con danni e disagi.
Il pallino è ora nelle mani dei vari organismi di governo che dovranno provvedere, si auspica in brevissimo tempo, a disporre l’ulteriore proroga dell’emergenza affidata al commissario delegato Giuseppe Grimaldi. Un’iniziativa quella di richiedere istituzionalmente la proroga che resta in testa al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. De Luca che già lo scorso luglio aveva richiesto, senza indugi, ancora un anno di emergenza correlata da una richiesta di ulteriori risorse finanziarie aggiuntive di 12 milioni di euro, ottenendo invece dal Governo Conte solo sei mesi di proroga e 6 milioni di euro di risorse.
Lo stesso presidente della Campania, alla presenza del Capo Dipartimento della protezione Civile Nazionale, Angelo Borrelli, ha annunciato lo scorso 9 gennaio – nel corso dell’incontro tenutosi a palazzo Santa Lucia sui temi di protezione civile e rischio vulcanico nelle aree Flegree e Vesuviane – la ferma volontà di richiedere nuovamente la proroga dello Stato d’Emergenza sulla base della effettiva necessità, anche alla luce delle istanze giunte dal territorio con le richieste di proseguire con lo Stato d’Emergenza Nazionale già avanzate dai sindaci il 31 dicembre scorso a sostegno delle sollecitazione mosse dalla popolazione con una sottoscrizione da oltre 2000 mila adesioni.
Una persona alloggiata in albergo costa 35 euro al giorno, cioè 1.050 euro al mese.
Una famiglia di 4 persone alloggiata in albergo costa quindi 4.200 euro al mese: a oggi, dopo 17 mesi dal sisma, quella famiglia di 4 persone è già costata allo stato più di 71.000 euro.
Se si arriverà a 2 anni dal sisma, quella famiglia avrà comportato una spesa di 100.800 euro.
Se si arriverà a 2 anni e mezzo 126.000 euro.
Se si arriverà a 3 anni 151.200 euro.
E speriamo che entro 3 anni si aggiustino tutte le case..
Forse si sarebbe potuto offrire quelle somme a qualche famiglia per fargli acquistare casa da un’altra parte. Invece si spenderanno i soldi due volte: per l’alloggio alberghiero e per ricostruire la casa.
Oppure bisognava obbligare tutti a prendere in fitto una casa col CAS entro una certa data.
1) Calcolo giusto (se l’importo è realmente di 35,00 € a persona).
2) Parole molto sagge e sensate sulla delocalizzazione contributiva.
3) Sperpero del denaro pubblico ridotto al minimo.
Tutto perfetto Evola. Condivido al 100%.
Ma poi? Sarebbe finito il Magna Magna (M), e l’emergenza… pure.
sicuramente c’è qualcosa che non quadra. se 4 persone in albergo costano 4200 contro i 900 di affitto di un appartamento allora bisogna far richiamare subito il commissario non solo su questo ma anche su CAs che si pagano a persone che non erano o sono proprietari di case lesionate ma solo fittuari più tutte quelle persone che stanno prendendo soldi nonostante sono rientrate nelle loro abitazioni. tutto questo naturalmente con la complicità sicuramente di qualcuno.