Chiara Baldino | Sarebbe stato raggiunto un accordo tra Anci, Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia, e Governo Meloni sulla modifica dell’attuale legge sul terzo mandato per i sindaci: la modifica, secondo quanto annunciato su diverse chat di amministratori comunali, riguarderebbe l’introduzione di tre mandati per i comuni superiori ai 15mila abitanti e di quattro mandati per quelli inferiori.
Fissata, sempre secondo l’annuncio che gira in queste ore tra sindaci e consiglieri comunali, la tempistica: l’approvazione della riforma arriverebbe in Parlamento a Gennaio, subito dopo il tour de force per l’approvazione della Legge di Bilancio. Una notizia che, ancora prima di essere confermata, cambia gli assetti politici di tantissimi comuni, con tanti sindaci che, oramai, prossimi alla “pensione”, causa vincolo del terzo mandato, tornano, adesso di nuovo in campo e si giocano la partita per una nuova avventura elettorale.
Il governo diviso
Come riporta “Il foglio” – C’è stata una bocciatura tout cour di Antonio Tajani nei confronti del terzo mandato per i governatori. “Non è che possiamo fare le leggi per qualcuno, e poi è sano garantire un ricambio nella leadership delle regioni dopo 10 anni. Un conto sono i sindaci dei comuni piccoli, un conto i Presidenti delle regioni”, aveva detto intervistato dalla Stampa.
Così, a rispondergli a stretto giro, evidenziando tutta la spaccatura che c’è nel governo sul tema, ci ha pensato il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Questa è l’idea di Tajani, io mi occupo di difesa e non di riforme istituzionali”, ha premesso Crosetto. “Ma sui mandati ho sempre pensato, avendo fatto il sindaco di un piccolo comune al fianco di un comune il cui sindaco ha fatto il sindaco per 52 anni che se i cittadini vogliono eleggere qualcuno è giusto che lo eleggano. Io non ho mai pensato servissero regole tecniche quando devi confrontarti col giudizio popolare. La Costituzione dice che il popolo è sovrano”. In sostanza, aprendo alla possibilità che anche per i governatori valga un allargamento del limite dei due mandati.
Come già ampiamente spiegato, gran parte della questione risiede nella ricandidatura ipotetica del presidente del Veneto Luca Zaia, il cui futuro, lontano dalla Regione, rimane un’incognita. Non a caso proprio lo stesso governatore ha risposto sul punto. “Cosa vuol dire che è ‘sano’ bloccare l’amministratore dopo 10 anni? Perché ‘sano’ si presta a molte interpretazioni. Siccome io penso che ‘sano’ sia anche un termine pericoloso, vorrei capire da Tajani cosa significa ‘sano’ … perché siamo in Veneto”, ha detto.
Il partito più sensibile all’eliminazione del limite, infatti, è la Lega di Matteo Salvini. Recentemente ne ha parlato, legandola alla riforma del premierato, anche il ministro per gli Affari regionali e l’Autonomia Roberto Calderoli. Ma anche dentro Fratelli d’Italia, che in teoria si è sempre opposta a una revisione anche in ragione di numeri in crescita che consentirebbero di conquistare città e regioni con candidati propri, hanno iniziato a serpeggiare i primi dubbi.
Uno tra i primi a esporsi sul tema è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: “Ne discuteremo”, aveva detto partecipando all’ultima assemblea dell’Anci. Dando credito alle ipotesi di chi voleva, l’associazione dei comuni su tutti, una revisione al più presto. Le nuove tensioni (o quanto meno la divergenza di vedute) che fanno capolino all’interno della maggioranza, anche all’interno dello stesso governo, dimostrano che la partita è tutt’altro che chiusa.
Come funziona fuori dall’Italia
In base alle verifiche di Pagella Politica, nella maggior parte dei Paesi europei non esiste un limite ai mandati per i sindaci. In Francia i sindaci durano in carica sei anni e possono essere rieletti più volte consecutivamente senza vincoli. Come ha spiegato il sito di fact-checking francese Les Surligneurs a Pagella Politica, negli ultimi anni in Francia non c’è mai stata una vera e propria discussione sulla possibilità di introdurre un limite ai mandati, sebbene si siano verificati casi di sindaci rieletti varie volte, mantenendo il loro incarico per decenni. Questo non è accaduto solo nei comuni più piccoli, ma anche nelle città principali. Un caso esemplare è Jacques Chaban-Delmas, esponente della resistenza francese negli anni Quaranta del Novecento e politicamente vicino a Charles de Gaulle. Nato nel 1915 e morto nel 2000, Delmas è stato sindaco di Bordeaux per quasi cinquant’anni, da ottobre 1947 a giugno 1995, ricoprendo per alcuni anni l’incarico di primo ministro e di presidente dell’Assemblea nazionale, il ramo principale del Parlamento francese.
Casi simili si sono verificati in Germania, dove pure non esiste il limite di mandati per i sindaci. Per esempio, come ci hanno spiegato i fact-checker tedeschi di Correctiv, Herbert Schmalstieg, storico membro del Partito Socialdemocratico tedesco, è stato ininterrottamente sindaco di Hannover, la capitale della Bassa Sassonia, per 34 anni, dal 1972 al 2006.
In Spagna non esistono limiti di mandato per i sindaci, che non sono però eletti direttamente dai cittadini ma tra i membri dei consigli comunali dopo le elezioni. Nel Regno Unito ci sono invece quattro tipi di sindaco a seconda del tipo di comune, e non tutti sono eletti direttamente dai cittadini. In ogni caso non esiste un limite ai mandati.