Pasquale Raicaldo | Quella strana conformazione di alcuni tonni ora spaventa Ischia. Si chiama spina bifida e la presentano alcuni dei tonnetti alletterati (“Euthynnus alletteratus” il nome scientifico) che finiscono sulle nostre tavole. Un’anomalia genetica che disorienta. E pone interrogativi.
Ieri, sui social network sono sbarcate le foto di Vincenzo Zabatta: un paio di tonnetti dalla strana conformazione, acquistati da un pescatore a Ischia Ponte. “Erano normalissimi – racconta Vincenzo ma nello sfilettarli mi sono accorto della doppia spina. No non mi sono fidato e ho rinunciato a cucinarli, anche se a vista non avevano nulla di strano e la carne non era maleodorante. Ho letto che potrebbe trattarsi di una malformazione dovuta a Pcb e metalli pesanti”. Apriti cielo. O mare, che dir si voglia. Perché nella lunga stagione della pesca dei tonni, già caratterizzata peraltro da una serie consistente di operazioni della Guardia Costiera (la pesca di esemplari sottomisura di tonni rossi è diffusissima), la psicosi rischia di incidere sul consumo di uno dei pesci più ricercati del momento.
E in attesa che i tonnetti finiscano nella sede di Ecologia del benthos di Ischia, espressione della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, dove potrebbero essere studiati dall’equipe guidata dalla dottoressa Maria Cristina Gambi, inevitabile pensare a casi analoghi in Calabria, dove fu riscontrata una malformazione scheletrica su una decina di esemplari di tonni, il biologo marino Silvio Greco notò una contaminazione di metalli pesanti e, in particolare, un valore fuori norma di idrocarburi policiclici aromatici. Nelle lische si evidenziò inoltre la presenza di tre policlorobifenili con valori oltre il livello di guardia: composti organici considerati nocivi per la salute dell’uomo.
Un fenomeno su cui si è di recente espresso Stefano Piraino, docente presso il Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’Università di Lecce, che ha analizzato alcuni esemplari con sospetta spina bifida, sottolineando che “si tratta di una fusione distale delle spine neuronali vertebrali. Le anomalie scheletriche dei tonnetti – ha poi spiegato – sono dovute a variazioni nell’attività spaziale e temporale di geni che comandano la costruzione del corpo del pesce, in particolare la dimensione e lo spessore delle vertebre. Si tratta di un’anomalia dello sviluppo non letale che evidentemente può manifestarsi sotto l’influenza di particolari condizioni ambientali, tra cui probabilmente anche fenomeni di inquinamento”.
Inquinamento, già. E allora è bene che l’isola dei pescatori apra gli occhi. Certo, non ci sarebbero ad oggi studi scientifici in grado di consentire di stabilire una relazione causa-effetto tra l’esposizione a idrocarburi, policlorobifenili, o metalli pesanti e l’anomalia della colonna vertebrale dei tonni. “Per quanto ne sappiamo – ha spiegato Piraino – questa malformazione potrebbe essere determinata da diversi meccanismi molecolari, che però rimangono ad oggi sconosciuti”.
Ciò non toglie che alcune domande andrebbero poste, quando e se ci si imbatte in tonnetti come quelli fotografati da Vincenzo: “La mancanza di prove certe sulla responsabilità di idrocarburi o di altri veleni nelle anomalie come quella del tonno alletterato – ha spiegato Piraino ai colleghi di “Gallipoli Today” – dovrebbe costituire uno spunto di riflessione in più sulle potenziali conseguenze delle attività di estrazione petrolifera in mare, e per dare nuovo impulso alla ricerca scientifica sull’ ecosistema marino e sulle sue risorse biologiche. Ad esempio, lo studio della biogeografia e genetica di popolazione dei tonni alletterati del Mediterraneo potrebbe consentire di identificare le aree marine con maggior rischio di insorgenza della mutazione”.
Episodi come quelli di queste ore sono del resto stati segnalati un po’ ovunque, dal Cilento alla Sicilia, passando appunto per Calabria e Salento. Peraltro, il tonno “alletterato” è un predatore: di qui, l’accumulo di inquinanti nelle sue carni.
Occhi aperti, dunque, in attesa che Guardia Costiera e istituzioni promuovano un Osservatorio, proprio mentre il Gruppo di Azione Costiera organizza spettacoli in giro per il Golfo di Napoli. Nessuna psicosi, ma attenzione massima. Proprio mentre la lente di ingrandimento del Circomare si posa sulla pesca di frodo: nel mirino soprattutto i tanti che, in barba a norme e buon senso, catturano tonni rossi sottomisura. Sono già fioccati sequestri e denunce: da Procida a Sant’Angelo, passando per il porto di Forio. Del resto, la pesca del cosiddetto novellame di tonno rosso incide profondamente sull’ecosistema marino: il tonno è un predatore in cima alla catena alimentare. Impoverirne gli stock porta ad un’alterazione dei rapporti preda predatore, che condizionano inevitabilmente l’intero habitat marino nel Golfo di Napoli. E anche a seguito di queste catture indiscriminate – come sottolineato dal comandante della Capitaneria di porto di Ischia, Alessio De Angelis – i quantitativi di tonno nel mediterraneo si sono considerevolmente ridotti portando l’esemplare a rischio estinzione. Per questo motivo la normativa comunitaria ha disposto progressivamente precise e restrittive norme per la cattura, vietando la pesca di esemplari inferiori ai 30 chilogrammi di peso o inferiore a 115 centimetri di lunghezza.
PCB dal cavo sottomarino Pirelli commissionato da ENEL e posto quando già era bandito dalla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti e che pone dal 2001 tra i suoi obiettivi l’eliminazione del PCB. Il cavo conteneva PCB vietatissimo nei paesi membri e che proprio in prossimità dell’eliporto ha subito una rottura con la successiva perdita di diverse centinaia di litri di questa sostanza tra le più tossiche al mondo quando basti pensare che pochi litri sul terreno una volta infiltrati nel terreno con le piogge possono inquinare irreparabilmente falde acquifere poste a decine se nn centinaia di metri di profondità, figuriamoci uno sversamento come quello di Lacco Ameno direttamente nel mare!!!
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=WQ&reference=E-2011-001666&language=IT
La risposta sul tastino in alto a destra
La cosa demoralizzante è il fatto che ci si sia espressi su un unico campione di sedimenti e pesce:
“Le stesse autorità hanno confermato la fuoriuscita di PCB nel 2007 all’interno del sito di importanza comunitaria (SIC) IT8030010 «Fondali marini di Ischia Procida e Vivara» della rete Natura 2000. Tuttavia lo studio dell’ISPRA, condotto su un campione di sedimenti e specie marine all’interno del sito, non ha né rilevato un elevato livello di inquinamento, né riscontrato una biomagnificazione o un bioaccumulo di sostanze inquinanti negli organismi viventi.
Non vi sono dunque prove che dimostrino un deterioramento del valore ecologico del sito Natura 2000 riconducibile alla rottura del cavo sottomarino.”
luca ma quale bioaccumulo si voleva trovare sei mesi dopo la fuoriuscita di olio? la presenza di pcb fu dall’arpac riscontrata nel luglio 2007 pari a 1.860 volte superiori ai valori limite, l’ispra si “precipito'” per tracciare il livello di inquinamento nel luglio 2008, un anno dopo, concluse che ci volevano ancora accurati monitoraggi, ma se ne è più saputo qualcosa, anche dopo le ripetute rotture dei cavi negli anni successivi? le prove si cercano solo se si vuole. le conseguenze, come l’inizio della presenza di elasmobranchi nei nostri mari e tonnetti con la doppia spina forse le si possono solo accertare e i tastini vanno valutati con obbiettività.
FORSE ERANO GEMELLI
Fidiamoci del mondo scientifico, ascoltando le varie campane! Per quanto mi riguarda, mi affido alle conclusioni della Stazione Zoologica di Napoli/ Ecologia del Benthos di Ischia ed alla serietà professionale dell’equipe diretto da Cristina Gambi. Intanto, nessun allarmismo ma solo una ferrea riflessione sullo stato del mare dove arriva di tutto, non ultimo sugli sversamenti di anni fa ad opera della condotta marina Enel della Fundera, ampiamente contestati all’epoca. Occorre operare perchè il mondo politico ed istituzionale diano risposte contro le immissioni e in difesa degli equilibri biologici nel mare. I Vas, che qui rappresento, faranno la loro parte perchè ci si adoperi per una svolta rispetto all’incuria in atto anche nel settore marino