L’editoriale tra Ischia Wave e l’Opera Pia
Prima cosa. Sono felice che durante il mio intervento a Wave, l’insoddisfatta e i suoi due accompagnatori abbiano lasciato la sala. Cose che ti realizzano.
Chiusa la parentesi casamicciolese, che conferma il famoso detto se non lo rafforza, passiamo velocemente ai commenti di questo grande sabato, che invito gli amici a leggere come consigli e non come critiche.
Parto da Gianluca.
Per il 2.0, c’è bisogno di un dj set, di un ambiente unconventional e di una maggiore dose di idee. L’input iniziale era quello che avresti dovuto seguire: tante e piccole.
Celestino, la prossima volta ci vuole un audio migliore e una climatizzazione decente. Della lectio magistralis ho sentito poco e male. Per entrambi, la prossima volta ricordatevi che vivete nel 2014. Sarebbe stato bello uno streaming, la possibilità di avere, da subito, l’on demand. Gli interventi “sharabili”.
Ma siete rimasti alla politica e alla società che conoscete e che nulla ha a che fare con quella che vorremmo e con quella che invocate. L’idea di rivoluzione sociale era assente sia da Gianluca che da Celestino. Al Re Ferdinando l’establishment, il gotha politico e la chiesa con i suoi simboli sbagliati. Al Calise una parvenza di novità, ben nascosta in abitini da cerimonia per dire: stiamo da quest’altra parte.
Ma è stato, lo stesso, un grande sabato. Sale piene per entrambi. Successo per tutti e due.
Le valutazioni politiche, ovviamente, servono a poco. Dire che le presenze di Luigi Mattera o Luigi Telese o Ciro Cenatiempo da Gianluca significavano qualcosa di politico, in chiave antigiosi, è la stessa cosa di dire che personaggi in cerca di una poltrona (leggi Lello Pilato o similari) e i rappresentanti della maggioranza di Ischia stessero da Celestino significa politica zero (dovranno sbranarsi a vicenda più in là, ora è solo bel viso a cattivo gioco) e antigianluchismo o peggio, leccagiosismo. Oggi, incetta di termini!
Una cosa, però, in conclusione la devo chiarire. Qualcuno ha rosicato perché Il Dispari, o meglio io, abbiamo preso “più parte” all’Onda che non all’evento di Celestino. E’ vero al 100%, ma come sempre, abbiamo i nostri motivi. Primo. Tra Andreoli e le ovvietà dei ragazzi di Ischia, scusatemi la franchezza, scelgo per tutta la vita le ovvietà dei ragazzi di Ischia. Gianluca mi ha invitato a raccontare la nostra storia, la storia de Il Dispari. Celestino, forse, non sa neanche che siamo stati i primi a combattere le slot ad Ischia. Avremmo gradito, almeno, un passaggio interno del tipo: “So che avete trattato l’argomento, magari vi interessa”. Ma Celestino deve conservare l’establishment, deve conservare i rapporti e deve salvare la faccia con chi non gli scrive contro o peggio, deve far vedere che non parteggia. Per tutti e per Celestino, non siamo tutti uguali. Noi, non siamo come loro.