Ida Trofa | E’ stato un giorno di gioia, ma anche di rinnovato dolore e di lacrime ieri a Via Serrato. Rinvenute tra le macerie di Villa Maria gli effetti personali e la borsa di Marilena Romanini, una delle due vittime del terremoto. Si ricompone, cosi, anche se solo con passaggio simbolico, quella ferita. Quello strappo con i familiari della donna, lontani al momento del terribile decesso. Costretti ad un addio che non ha consentito appelli o ultimi saluti.
Il rinvenimento avvenuto ad opera degli operai della ditta SEBA. Gli addetti al cantiere dopo il necessario verbale e l’incarico hanno consegnato il tutto agli uomini del Comando Carabinieri di Ischia e, in particolare, al Luogotenente Sergio De Luca e al brigadiere Angelo Sanseverino che provvederanno alla restituzione.
Un momento atteso ed a lungo vagheggiato da chi, come Elena Zani, figlia di Marilena, ha vissuto il dramma senza fine come la perdita di una madre.
Ad oltre 4 anni dall’anniversario della tragedia del terremoto del 2017, non si vede nessuna gru nel cuore del Cratere di Ischia, nessun mezzo fantascientifico ed ultra tecnologico all’interno della zona rossa, neppure a Via Serrato il cuore del sisma, custode di Villa Maria, la palazzina rasa al suolo dalla tragedia.
Eppure il metodico e certosino lavoro di rimozione delle macerie sotto le quali rimasero sepolte tre famiglie, bambini, madri e padri e dove trovò la morte Marilena Romanini, ha riportato alla luce vite intere, valori e cose, anche piccole che in un certo qual modo riconciliano con la vita chi, davvero, in quei maledetti 6 secondi hanno perso ogni cosa. Non c’è nessuna “gru” dal grande valore simbolico, solo una carriola a mano dall’enorme significato. E questa sarà una verità che, al pari del terremoto dimenticato, resta inconfutabile.
Se fuori dal perimetro dell’antico centro termale e nelle frazioni sono operativi molti cantieri privati legittimi e illegittimi, questa area è rimasta fino ad oggi prigioniera delle macerie, dell’inerzia ed all’assurdo o forse studiata burocrazia, forse tra qualche settimana, quando di quei crolli ci saranno solo le tracce, si potrà cominciare a pensare ad un nuovo futuro.
Così, anche, una borsa, un tablet e i documenti ritrovati tra i crolli, tra i reperti di un intervento tanto tempo fa ed invece è cominciato in ritardo di anni, è un sogno che si avvera, che da speranza.
Così una borsa arancione tirata su da una mini e portata via da una carriola a mano divisa tra cinque operai che portano via con le mani nude pietre e resti di crolli è un segno di speranza e di opportunità. La vita, dopo la morte e il tempo che per un attimo si ferma, così essa riemerge sotto le macerie.
L’appello di Elena Zani. Il rinvenimento della borsa è un desiderio esaudito
Ritrovato il tablet di “mamma Marilena”. Tra le macerie le foto e gli ultimi messaggi con sua figlia. Nella memoria dell’apparecchio, tra i messaggi e le foto, nelle conversazioni tra la Romanini e sua figlia Elena gli ultimi istanti di vita di questa donna che tanto ha amato Ischia da sceglierla per viverci, incurante del pericolo, ignara di trovarci la morte, oltre i tramonti e la bellezza delle sue collie e le valli del Monte Epomeo, certa e sicura di voler restare per sempre, sepolta e custodita nella terra di Ischia. Marilena Romanini, ve lo ricordiamo, aveva persino lasciato il suo testamento, via sms, una richiesta accorata ai familiari per essere sepolta qui. Per questo aveva inviato le immagini dei luoghi a lei più cari, le immagini delle sepolture che avrebbe voluto, a sua figlia con diversi whatsapp. Quei desideri, le immagini ed i sogni sembravano persi sotto quelle macerie. Il ritrovamento di ieri da una nuova speranza ai familiari che contano di ritrovarlo attraverso un lavoro di laboratorio su quanto rinvenuto. Un lavoro arduo. Ma, mai perdere la speranza.
2 minuti e mai più
Quel terribile giorno in cui fu trovato il corpo senza vita della Romanini, Elena Zani giunse sull’isola la sera del dramma, completamente devastata. Potè vedere solo “2 minuti” e poi si sono separate per sempre. 2 minuti e mai più. Elena ha sempre espresso il desiderio: “se tra le macerie dovesse venire fuori il cellulare di mamma, di poterlo riavere”. Un desiderio che forse in queste ore potrebbe essersi avverato cosi come l’ultima richiesta di una donna tragicamente scomparsa potrebbe avere risposte, poiché, come ci spiega Elena “lei mi mandò un messaggio alle 11.00 di mattina dicendomi che avrebbe inoltrato due fotografie per al lapide proprio quel giorno. Purtroppo quelle foto non arrivarono mai spero di ritrovare il suo cellulare e di ritrovarle nella memoria”.
Magari quella foto sono custodite nelal memoria e tra le cose che oggi le autorità riconsegnano con rispetto e profondo senso del dovere.