Davide Conte | Siamo ormai ad un passo dal termine ultimo oltre cui un’eventuale caduta dell’amministrazione Ferrandino porterebbe a nuove elezioni in primavera. Tra un paio di settimane all’incirca, a meno di un improbabile miracolo, non si potrà più votare prima di maggio 2017 e, di conseguenza, con Giosi e compagni o con un Commissario Prefettizio, il quinquennio che separa una tornata elettorale dall’altra sarà trascorso interamente.
Il tempo, a quanto pare, incede inesorabile nella quasi totale indifferenza delle persone, tutt’altro che equamente suddivise ma ugualmente appiattite tra supporters del potere (quelli “del bottone” o del “cerchio magico”, se preferite), avversari dichiarati (quelli che non hanno nulla da perdere perché hanno già perso tutto o perché hanno le spalle forti per sopportare ogni angheria derivante dal loro status di uomini liberi), quelli contrari non dichiarati (costretti a far buon viso a cattivo gioco salvo lamentarsi da carbonari per paura di essere colpiti dalla cattiveria incondizionata del potente di turno) e i soliti ignavi, che ovviamente non ricevono da parte mia alcuna menzione specifica, se non il riconoscimento del merito di ogni conseguenza negativa a danno del Paese di cui, indirettamente e in buona compagnia, sono corresponsabili insieme e forse più di chi comanda a palazzo.
La scorsa settimana ho avuto modo di scrivere la mia opinione in merito all’ormai quasi totale assenza di differenze tra destra e sinistra, sia sul piano locale che su quello regionale e nazionale. Oggi, invece, è il caso di restare nell’ambito locale. Il Paese sta per arrivare ancora una volta totalmente impreparato alle urne, ma ancor di più alla presentazione delle liste elettorali. L’impressione a quindici mesi di distanza da tale appuntamento, vede gli addetti ai lavori (o almeno papabili tali) in vista di sfruttare adeguatamente, per l’ennesima volta, l’incapacità reattiva della gente, proponendosi di conseguenza con giochi e giochini last minute e presentare le proprie compagini, alleanze, grandi elettori fino al fotofinish, senza cioè avere un briciolo d’amor proprio nell’esporsi con il giusto anticipo unitamente alla propria squadra ed ai propri programmi.
Le recenti vicende giudiziarie riguardanti Domenico De Siano hanno congelato almeno per il momento (personalmente ho motivo di credere che la Cassazione possa pronunciarsi in maniera decisamente favorevole a lui) la possibilità che il centrodestra, nel Comune di Ischia, riesca a breve a rifar quadrato e ad organizzarsi intorno ad una candidatura a Sindaco diffusamente autorevole. Si resta quindi al palo, in attesa di sviluppi che interrompano questo momento di stasi tutt’altro che benefico per il Paese e, ancor di più, per tutti coloro i quali auspicavano l’alternativa, non la semplice alternanza. Quanto all’amministrazione in carica, la sua espressione apicale dovrebbe ormai essere rappresentata –salvo sorprese giosiane tutt’altro che improbabili- da Enzo Ferrandino, che allo stato avrebbe vita abbastanza facile, se si considera che le velleità di Gianluca Trani, ancora troppo malcelate tra una riunione e l’altra in quel di Sant’Antuono e dintorni, non sono ancora ufficialmente venute allo scoperto. Enzo, da parte sua, non potrebbe vantare il segno della “novità”, ma solo quello (oggi gravosissimo) di una “continuità” di cui, a mio avviso, c’è ben poco di cui essere orgogliosi. E tra il millantare diffuso targato “ha già due o tre liste”, oppure “se scende in campo non c’è storia”, o ancora “a ‘chisti ‘cca nun e ‘vvo sentì chiù nisciun”, tutti vivono stancamente questo stato di inerzia generale, dove finanche la speranza diventa un valore fin troppo difficile da conservare intatto in ciascuno di noi. Comunque sia, la cosiddetta “arte del possibile” ci impone di non dar nulla, ma proprio nulla, per assolutamente scontato.
Pensare che la “politica dell’ultimo momento” possa continuare a farla da padrona, rabberciando atti di presenza che non possono, per forza di cose, andare oltre tale stadio, significa aver gettato la spugna, dando vita più o meno inconsciamente ad un processo di autodistruzione che, a mio modestissimo giudizio, è già in corso e prima o poi non risparmierà nessuno. Ancor meno giusto, credetemi, è soffrire di amnesie tutt’altro che incurabili, facendo sì che un anno di tempo possa cancellare lo stato disastroso in cui il nostro territorio, la nostra economia, i nostri valori civili versano ormai da tempo, a vantaggio dell’entusiasmo elettoralistico non certo scaturente dalla qualità dei candidati e delle proposte, ma il più delle volte dalla propensione manifesta a supportare chi fa finta di ascoltarci e, magari, di garantirci l’ultimo dei cazzetti nostri non pervenuti dal “candidato della volta scorsa”.
Trascorso il mese di febbraio, quando tutti saremo sicuri, a norma di Legge, che ad Ischia non si andrà al voto prima dell’anno venturo, dobbiamo avere il fegato (ciascuno per quanto rientrante nelle proprie possibilità) di manifestare in qualche modo la necessità di cambiare registro a prescindere da dove, concretamente e maggiormente, vada a collocarsi tale obiettivo. Continuando a far spallucce, ciò che oggi ci scrolliamo irresponsabilmente di dosso si riverserà come un macigno su chi viene subito dopo di noi. Abbiamo il dovere di pensarci. E subito!
p.s. Direttore, sto ancora aspettando di sapere come la pensi!
Ipocrita, prima di sollevarti dal pulpito dell’onestà professata tra la gente e su questo giornale drovesti quantomeno provare a smetterla di avere i c…i tuoi attraverso il geometra di via foce, la verità sig. davide e che per lei come altri stare lontano da tutto ciò le causa ingenti danni personali volti a l’inpossibilità di tutelare i propri interessi.
ma il signor Conte è quello che pensava di rilanciare l’economia dell’isola col “panino Ischia” negli autogrill?!? Forse non si rende ancora conto che anche lui ha contribuito a demolire l’isola ai tempi della giunta Brandi!!
Penoso non firmarsi. Poveraccio!
obiettivamente lei sig. Conte ha avuto una nomina politica alla regione campania quindi di cosa vuole parlare?
Anche due, se è per questo. 🙂
Voialtri penosamente anonimi.