venerdì, Aprile 18, 2025

Tribunale, voglio gridare che non è giusto!

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Sandra Malatesta | Sono una donna nata a Ischia, vicino al mare. Ci sono cresciuta, ci vivo, e non trovo giusto che un Magistrato incaricato del sopralluogo alla sezione distaccata del Tribunale di Ischia abbia detto che questa sede deve essere eliminata.
Non so se abbia usato proprio questa parola – “eliminare” – e sono sicura di no, perché è una parola terribile, sempre. Anche quando si toglie qualcosa di buono sperando che arrivi qualcosa di meglio.

Io non so nemmeno a chi bisogna rivolgersi, e non ho voluto cercare su Google prima di scrivere. Non voglio che sembri che sto cercando di apparire “preparata in materia”. A me l’aspetto formale delle cose non è mai interessato, pur rispettando le regole del vivere civile. Ma questa benedetta questione finirà mai?
Se ne parlava quando ancora non ero sposata. Oggi sento un amico di mio figlio – anche lui di Forio, vicino ai cinquant’anni – che è un avvocato impegnato, uno di quelli che lotta, che interviene. E allora mi domando: ma voi, che dovete decidere, vi fermate un attimo?

Sapete cosa significa vivere sognando, come facciamo noi a Ischia, e poi svegliarsi in una realtà in cui, per raggiungere un Tribunale, bisogna affrontare ore di mare, traffico, attese… e poi, una volta arrivati, trovarsi davanti enormi palazzi dove ci si perde, dove ci si sente piccoli?
Signor Magistrato, e chiunque sarà chiamato a dire l’ultima parola, io vi chiedo solo di pensarci bene. Per una volta, non pensate ai risvolti economici, alle presunte conseguenze positive che porterebbero via il nostro Tribunale da via Michele Mazzella 125 (sì, questo l’ho trovato su Google).

Potrei elencarvi decine di casi, di anziani, di malati, di persone che non possono affrontare questo viaggio via mare. Un viaggio che, per altri Comuni – che non sono isole – nemmeno esiste.
Io non parlo da esperta di leggi o normative, non porto argomentazioni tecniche. Ma vi chiedo: potete passare una mano sulla coscienza? Quante volte, da bambini, l’avete sentito dire dalle vostre madri?
Vi chiedo di dimenticare, anche solo per un momento, le vostre cariche, i vostri ruoli – che io rispetto profondamente – e pensare da uomini, semplici uomini, che guardano oltre.

Pensate a chi si imbarca con il mare agitato. A chi si imbarca anche con il mare calmo, ma con fatica. A chi, da una vita, vive sapendo che il Tribunale a Ischia c’è. Non sarebbe più giusto che ogni tanto fosse qualcuno di voi a venire qui, sull’isola?
So che anche il Magistrato di cui parlo, ha ragionato da Magistrato. Ma so anche che potrebbe tornare indietro. E non tutti ne hanno il coraggio. Chi lo fa, dimostra intelligenza e umanità.
Ho scritto tutto di getto. Non correggerò nulla da sola, perché sento che le parole mi sono venute dal cuore. Chiedo scusa se ho detto cose che non centrano con leggi, cavilli o regolamenti – che sono fondamentali e che rispetto – ma confermo il desiderio profondo, sincero, di vedere ancora il nostro Tribunale a Ischia.

Sono una donna normale. Non ho poteri, non capisco queste cose. Ma vorrei illudermi che chi deciderà possa, anche solo per un attimo, fermarsi e pensare:
“Aspetta… anche io avrei difficoltà a spiegarlo. Aspetta… Ischia è un’isola. Non ha un ponte, né un istmo. Aspetta… ma… ma”
Noi amiamo Napoli. Napoli per noi è come un genitore, che ci mostra la realtà fin da piccoli. Ma non è un padre padrone. Non vuole imporre, né dominare. Osserva, capisce, accompagna. Così la vediamo noi.
Per questo, non possiamo accettare che per una causa penale si debba andare a Napoli. No. Ho scritto questo messaggio come un dovere, uno di quelli che poi ti fanno sentire bene.
Spero, come tutti gli isolani, che la speranza – questo bellissimo sentimento – venga ascoltata.

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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