[intro]Vendette a ignari clienti polizze vita false. Un albergatore sborsò 100mila euro. Le vittime potranno rivalersi su “La Cattolica” per recuperare almeno il capitale versato[/intro]Truffò decine di clienti con polizze vita false. Un colpo di diverse centinaia di migliaia di euro spariti e consumato dall’infedele agente che è stato giudicato per il reato plurimo di truffa ai danni di propri assistiti che pensavano bene di investire un bel po’ di soldi con le classiche polizze che dopo un certo periodo di anni producono interessi interessanti o che vengono convertite in vere e proprie pensioni. Un processo che per il tempo trascorso si è concluso con una sentenza, per la seconda volta, della Corte di Appello di Napoli, II sezione, che ha dichiarato la prescrizione dei reati in capo all’imputato Gaetano Festa. Dichiarato colpevole in primo grado e condannato in modo “esemplare” dal tribunale. Alle vittime del raggiro, ai difensori, ha interessato chiamare in causa la compagnia di assicurazioni “La Cattolica” per responsabilità oggettiva in quanto il Festa era ritenuto a tutti gli effetti il proprio rappresentante sulle isole di Ischia e Procida e che comunque avrebbe dovuto quantomeno vigilare che tutte le operazioni contrattuali sottoscritte dal Festa in nome e per conto della “Cattolica” fossero lecite, regolari e che non fosse in atto una vera e propria truffa. Tant’è vero che la stessa Corte ha rigettato il ricorso della compagnia di assicurazioni. Un sospiro di sollievo da parte dei numerosi sottoscrittori di quelle famose polizze che oggi hanno la possibilità di rivalersi sull’impresa assicurativa, di giungere ad un concordato che quantomeno salvaguardi il capitale.
Sono ventidue i capi d’imputazione e ognuno di essi specifica una cifra che non va mai al di sotto degli 8.000 euro, fino a toccare punte di 100.000 euro. Quest’ultima somma venne versata da un noto albergatore ischitano che sottoscrisse questa famosa polizza falsa per scopi prettamente pensionistici. Stiamo parlando di operazioni che si sono concluse tra il 2004 e il 2008, quando la crisi non si era per nulla manifestata e vi era una disponibilità di liquidità di molti imprenditori che avevano un interesse a premunirsi per una tranquilla vecchiaia. Nel contratto, infatti, era stato stabilito che l’assicurato della polizza vita o avrebbe ritirato il capitale più gli interessi in un’unica soluzione, oppure avrebbe convertito il “guadagnato” in una comoda pensione mensile. Invece sono rimasti tutti a bocca asciutta, senza la possibilità di ricevere quello che almeno hanno versato.