lunedì, Dicembre 23, 2024

Tutti sul carro del vincitore. di Francesco Garibaldi Di Iorio

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Le elezioni a Ischia. Non dobbiamo pensare che sia una pratica circoscritta sulla nostra isola, è molto diffusa. Ed esistono studi specialistici che hanno dimostrato quanto avviene anche negli animali e più precisamente quelli più prossimi a noi: gli scimpanzè. Coraggiosamente Gennaro Savio scende in campo e dà una funzione democratica alla tornata elettorale, dimostrando di avere le qualità, la tecnica, l’affidabilità, la calma perseveranza e lo spirito di servizio

Salire sul carro del vincitore” è un modo di dire diffuso, oggi, particolarmente in quel d’Ischia. Infatti l’effetto carrozzone formatosi per le prossime votazioni, alla candidatura a sindaco del Comune d’Ischia, rappresenta un vero assalto alla diligenza. Non dobbiamo pensare che sia una pratica circoscritta sulla nostra isola, trattasi di un genere molto diffuso. Ormai, da tempo, sono state abolite le ideologie e le regole della civile convivenza politica e con esse pure la dignità delle singole persone. Infatti l’attenzione degli individui o gruppi di persone, tenuti insieme da propri interessi, è fortemente influenzata dalla circostanza che la maggioranza sostiene certe situazioni. E’ superfluo ricordare che il detto “salire sul carro del vincitore” è un modo di dire dispregiativo, proprio perché il carrozzone viene preso d’assalto da coloro che rappresentavano gli oppositori, parteggiavano per una linea politica amministrativa contraria. Poi, traditi dal forte desiderio di omologarsi e traditi, altresì, dalla voglia di far parte della lista vincente, vanno all’assalto.

Purtroppo, quasi tutte le persone desiderose di saltare “sul carro dei vincitori” mettono da parte i valori e danno importanza solo a condividere la vittoria, anche se personalmente non meritata.
Sono particolarmente convinto che se “salire sul carrozzone dei vincitori” fosse un invito a pranzo la goduria risulterebbe doppia, proprio dal mangia mangia individuale e in concorso con la compagnia. Da molto tempo scorre nelle menti di noi isolani la giustificazione a farlo, diventata un’abitudine senza un minimo di pudore. Il pericolo maggiore è rappresentato dalla continua pratica fino a farla diventare parte del nostro dna. Esistono studi specialistici che hanno dimostrato quanto avviene anche negli animali e più precisamente quelli più prossimi a noi: gli scimpanzè. «Dopo che un membro del gruppo ha sconfitto i rivali al termine di una dura lotta di potere, diventando il maschio alfa, o dominante, si mette subito in moto un processo di bandwagoning: quasi tutti gli altri membri della tribù saltano sul carro del vincitore, corrono a rendergli omaggio. In taluni casi, per festeggiare l’accaduto, il frutto a loro più prelibato anziché essere sbucciato e introdotto correttamente nella bocca per essere degustato, può essere abilmente infilato ai restanti componenti della comunità (più umana che animale) in altra parte del corpo, con contraddittori piaceri.

C’è però una differenza. Fra gli umani, nel bandwagoning è sempre presente una dimensione comica. Da qui centinaia di spunti per film dei fratelli Vanzina & Co., perché gli umani sembrano obbligati a negare la vera ragione per cui saltano sul carro del vincitore, ossia il fatto che, come tutti, tengono famiglia. Sono costretti ad inventarsi nobili e improbabili motivi, dichiararsi solennemente interessati solo al bene del Paese o della causa in questione: “non lo fo per piacer mio”, ecc. ecc. E qui la politica, soprattutto, insegna, ma questa sopraffina abilità regna ovunque, anche nel lavoro e nelle professioni. Gli americani la chiamano: “jump on the bandwagon” detto “effetto carrozzone” (bandwagon effect)».

Un esempio calzante è stato quando Donald Trump ha vinto la corsa alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Ricordiamo tutti quanti erano contrari e immediatamente dopo si mostrarono accaniti sostenitori. Morale della favola tanti furono pronti a smentire quello che avevano fortemente sostenuto fino al momento prima e repentinamente cambiarono faccia. La corsa verso il vincitore è un atteggiamento molto spesso liquidato con un appellativo comune: “avere la faccia come il culo”; il significato è chiaro: fare qualsiasi cosa senza scrupoli. Incapaci di resistere alla tentazione di quanti vanno nella stessa direzione. Poco attenti nel comprendere che il carro accoglie pure servitori e con il tempo verranno sciaguratamente sgamati o saranno pronti al tradimento quando il vento sta per cambiare.
La fluttuazione di diversi schieramenti verso un unico gruppo divisi da visioni e programmi contrapposti non ha nulla a che vedere con la rappresentanza di interessi di “classe”. Di fatto rappresenta uno schiaffo alla democrazia. La dimensione del nostro carrozzone ha isolato pure chi aveva buone ragioni per dare il proprio contributo e amministrare con giudizio il Comune capoluogo dell’isola. Tutti fortemente condizionati dal potere politico vigente, tale da chiamare a se gli oppositori.
Coraggiosamente Gennaro Savio scende in campo e dà una funzione democratica alla tornata elettorale, ponendo le condizioni affinché possa configurarsi un confronto partecipato e trasparente tra le diverse posizioni in campo. Il valore degli uomini politici si dimostra nei momenti difficili. Un valore frutto di saggezza, ad oggi, sembra non essere adeguatamente rappresentato nei commenti e nei dibattiti.

La scena mediatica, giornali e social dovrebbe offrire alla compagine di Savio un palco straordinario per fare arrivare il proprio messaggio al maggior numero di cittadini. Disinteressato da obiettivi personali nell’affrontare questa sfida nessun altro leader ha dovuto fare i salti mortali per preparare la lista, dimostrando di avere le qualità, la tecnica, l’affidabilità, la calma perseveranza e lo spirito di servizio. Tutte qualità ereditate da suo padre Domenico. Questa occasione sarà colta dal cittadino elettore? Il mio non è uno strano elogio ma la convinzione di avere una persona che ha dimostrato tanta rettitudine e tante altre doti per poter amministrare il Comune d’Ischia in questi tempi burrascosi.

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