lunedì, Dicembre 30, 2024

Un anno di grande selezione. Buon compleanno al Dispari di carta.

Gli ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta informato e non perderti nessun articolo

Un anno. Un solo anno che si aggiunge, in maniera diversa, a tanti altri anni. Anni di inchiostro, di scotch, di acido, di macchine, di puzza, di luci per poi passare ad anni di bit, di file, di web, di non luoghi fisici per continuare a portare avanti una bellissima idea di libertà. Già, la libertà. Un concetto difficile da far passare in un luogo di servetti, di schiavi di loro stessi, di poveri di vista, di intrallazzari, di mediocri, di avidi, di brutti dentro e perché no, di semplici assistiti che hanno usurpato la “tua” libertà, del tuo sacrificio, del tuo impegno e del tuo investimento. Ma se lasciassimo, oggi, spazio alle valutazioni degli altri avremmo smesso di sognare, di seguire il nostro “side A” e avremmo permesso alle visioni piccole di tanti mediocri di mettere i nostri sogni in squallide buste di plastica bianca.

“Il Dispari” continua ad essere, non importa gli anni che si compiano o i traguardi che si raggiungono, uno spazio dove il giornalismo si riconosce in un paese che sia creativo, fantasioso, vitale, passionale, dinamico, equilibrato, potente, competitivo, vivo, equo, solidale, accogliente, imitabile, valutabile, estroverso, sicuro, moderno. Un paese che sappia cogliere le sfide del tempo e che non sia allergico ai propri cittadini. Che sappia essere compatibile con le persone che lo rendono vivo e mobile. Sì, il nostro giornalismo-bellezza è quello che sa selezionare, che ha voglia di scegliere, di valutare, di saper chiedere scusa quando sbaglia, che non si crede arrivato, che si chiede domani che farò, che vive tra la pancia e il diaframma ad ogni notizia. Per farlo dobbiamo essere irriverenti, sfacciati, non disponibili al ricatto ma sempre aperti al dialogo, al confronto, alla revisione. Attenti ad ogni feedback, ad ogni valutazione. Coscienti dei nostri limiti, dei nostri errori e di tutto lo spazio che abbiamo per migliorare.

Un anno difficile, questo meraviglioso 2014, condiviso con tanti. Lettori? Amici? Colleghi? Professionisti? Pagliacci? Mediocri? Necessari? Indispensabili? Odiosi? Estranei? Intimi? Nemici? Sì certo, ma anche con le mamme esaurite dal dolore alle quali non riconosciamo neanche la pietà.

Ma oggi, quando con sinceri sospiri di ringraziamento a Dio grido il mio “Eben Ezer”, riconoscendo il suo soccorso opportuno, non voglio raccontare cosa abbiamo fatto, scritto e detto, ma mi piace dedicare questo editoriale a quanti, domani e nei giorni che verranno, avranno ancora l’opportunità di beneficiare di un solo nostro rigo stampato (vale anche per il web).

Tra le pagine di questo giornale continuerete a trovarci il nostro impegno, i nostri sacrifici, la nostre rinunce, i nostri amari compromessi, le nostre famiglie, le nostre vite vissute in modo anomalo ma anche le nostre decisioni, le nostre amicizie infrante per colpa di “queste pagine”, le nostre passeggiate evitate, le nostre omesse presenze. E’ questa la nostra migliore garanzia.

Giorno dopo giorno, delusione dopo delusione, siamo impegnati a scrivere la storia del nostro paese e lo facciamo ispirandoci ad un modello di informazione locale, quello di Domenico Di Meglio (immagino che per qualcun sia l’unico direttore, ma il fato amaro ha voluto che morisse e che oggi ci sia io) che, fin dal primo momento, non abbiamo mai imitato né abbiamo idea di farlo oggi. Non lo imitiamo perché non ne abbiamo bisogno. Non lo prendiamo come esempio perché, purtroppo, non è più misurabile.

Viviamo con gli stessi problemi che affrontava quel giornalismo ma in un mondo diverso. “Candy crash” è quotata in borsa, Whatsapp vale 19 milioni di dollari, ma soprattutto abbiamo l’obbligo e la difficoltà di misurarci con 2 miliardi di lettori in più. 2 miliardi di lettori e oltre il 50% degli ischitani in più che, non sono abituati al rapporto con i media, non sono educati ai ruoli e, sono ancora estranei al mondo social che subisce l’influenza di fenomeni velocissimi. Se dibattiamo da tre settimane sull’opportunità della doppia spunta blu di Whatsapp o se è giusto o meno mettere “mi piace” alla pubblicazione di un proprio stato, saremmo degli ischitani nella media, se volessimo riproporre il Domenico’s news feed in maniera pedissequa. Ho già avuto modo di scriverlo, ma è sempre bene specificarlo: è inutile che provate ad offendermi o valutarmi provando a fare il paragone con mio padre. Non siamo in concorrenza. Io ho iniziato il giorno in cui lui è morto, nonostante avessi già impugnato il testimone in tempi passati. Non ve ne siete accorti, mi spiace. Ma certe cose tra padre e figlio non sempre vengono dette. Poi, quando le cose sono poche, è ancora meglio.

Mi spiace per la “mamma esaurita” e per tanti altri, io non sto in competizione con Domenico, né Domenico c’azzecca con la direzione di questo giornale ma è questa direzione che gli riconosce l’alto valore del Maestro. Finisco la parentesi familiare velocemente. Di questi quasi sei anni, oltre a capire che dire “miei nemici” e dire “falsi amici di Domenico” è dire la stessa cosa, prima come Golfo e poi come Dispari non rimpiango nulla, né da figlio, nè da direttore. Rifarei tutto daccapo. Darei alle stampe e pubblicherei tutto quello che abbiamo pubblicato e stampato!

Torniamo al nostro, meraviglioso, anno condiviso. Abbiamo fatto selezione. Non ci sono state separazioni. Non ci sono stati “licenziamenti”, abbiamo meravigliosamente selezionato. Notizie, fatti, persone, amici, nemici, colleghi, collaboratori, pensieri, progetti. Sì, selezione. E questo non vuole che abbiamo scartato, messo da parte, tolto, per niente: abbiamo selezionato quello che andava bene per noi.

Abbiamo selezionato la nostra informazione: ci dedichiamo solo quella locale. Sulla carta e sul web pensiamo ad Ischia.

L’apostolo Paolo, scrivendo a Timoteo, chiarisce un sobrio concetto cristiano: “La pietà, con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno”. L’apostolo mette in guardia il suo discepolo dai rischi del denaro, del successo e dal guadagno. Nonostante tutto, qui da noi, siamo “contento del proprio stato” e valutiamo il nostro stato “un grande guadagno”.

Ciò non toglie che continuiamo ad inseguire il nostro sogno, la nostra passione e la nostra libertà.

Buon compleanno al Dispari di carta.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos