I riti della Settimana Santa raggiungono il loro culmine con la solenne Processione del Venerdì Santo, che si svolge a Procida.
Questa Sacra Rappresentazione, nata come corteo di penitenza, ha valore solo perché invita l’intera comunità a meditare sul mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo.
Mentre la macchina organizzativa è operativa da settimane, presso la congrega dei turchini il priore Matteo Germinario, con il supporto dei confratelli, sta mettendo a punto con devozione e impegno ogni dettaglio dell’evento.
A Terra Murata, intanto, i giovani hanno già iniziato a lavorare ai misteri e si dedicano con grande dedizione alla loro realizzazione.
La processione prende il via alle prime luci dell’alba del Venerdì Santo, quando tutti i misteri sono stati sistemati nello spiazzale di Terra Murata, nei pressi dell’Abbazia di San Michele Arcangelo.
Qui, dopo la “chiamata” del confratello più anziano dell’arciconfraternita dei turchini, viene stabilito l’ordine del corteo in base al tema religioso rappresentato.
L’inizio è segnato dal suono di una tromba, seguito da tre rulli di tamburo: questi suoni, che nell’antica Roma accompagnavano i condannati a morte, si ripeteranno durante tutta la processione.
Sfilano i misteri, trasportati a braccia lungo il percorso con soste programmate. Seguono diverse statue religiose fisse, tra cui le più importanti sono quella dell’Addolorata (XIX secolo), la statua del Cristo Morto (XVIII secolo, opera di Carmine Lantriceni) e il “pallìo”, ovvero il baldacchino funebre.
Prima e dopo la statua dell’Addolorata si trovano i cosiddetti “angioletti”: bambini fino ai tre anni, vestiti con abiti neri ricamati in oro in segno di lutto, che richiamano l’abbigliamento della Vergine Addolorata e vengono portati in braccio da adulti.
Chiudono la processione la banda musicale, che esegue marce funebri, le autorità religiose, civili e militari dell’isola e, in un silenzio carico di emozione, una folla di fedeli e visitatori.
Alla fine del corteo, le statue vengono riportate nell’Abbazia di San Michele Arcangelo, mentre i misteri giungono a destinazione in Piazza Marina Grande. Le statue del Cristo Morto e della Vergine Addolorata vengono poi custodite nella Chiesa di San Tommaso (Chiesa Nuova), sede della Confraternita dei Turchini.
Origini della processione
La Processione del Venerdì Santo di Procida è una tradizione secolare, che risale probabilmente tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, quando anche a Napoli la confraternita della Soledad organizzava una processione con i misteri della Passione, molto simile a quella procidana. (Sergio Zazzera)
Nata inizialmente come rito penitenziale limitato all’antico borgo medievale di Terra Murata, la processione si è evoluta fino a comprendere i “misteri”, che seguono la tromba e il tamburo e precedono le statue religiose fisse e, infine, il Cristo Morto, una scultura lignea realizzata nel 1728 da Carmine Lantriceni.
Le caratteristiche di questa celebrazione rimandano immediatamente alle tradizioni introdotte dagli spagnoli a Napoli nei secoli XVI e XVII e successivamente diffuse dai gesuiti. L’uso della tromba e del tamburo, gli elementi scenografici barocchi, le catene e gli strumenti di flagellazione… tutto richiama le descrizioni delle processioni pasquali spagnole riportate dagli scrittori napoletani del Cinquecento e Seicento. (Da “CHI È DEVOTO” di R. De Simone, M. Jodice)
I “misteri” sono costruzioni che rappresentano scene tratte dal Vecchio Testamento e dal Vangelo, realizzate con materiali semplici come cartapesta, legno, plastica e polistirolo.
Ogni anno, i misteri vengono creati da zero, con un peso variabile a seconda dei materiali utilizzati. In genere, il numero di queste rappresentazioni oscilla tra le 40 e le 60. Trasportati a braccia, attraversano il centro storico dell’isola, percorrendo il tragitto da Terra Murata fino a Marina Grande.
Quella dei Misteri di Procida è una processione antichissima e celebre, che si svolge sin dalla fine del Seicento. Alle prime luci del Venerdì Santo, al suono ripetuto della tromba, il corteo prende il via da Terra Murata.
Protagonisti della sfilata sono i Misteri, vere e proprie opere allegoriche costruite con passione dai procidani, che nei mesi precedenti l’evento si riuniscono fino a tarda notte per completare i carri che sfileranno all’alba.
L’ultimo atto della processione si svolge al porto di Marina Grande, dove le statue della Vergine e del Cristo vengono riportate nell’Abbazia di San Michele. Dopo il tramonto, i procidani rivivono il momento della Passione con una suggestiva fiaccolata che accompagna le due statue fino alla Chiesa di San Tommaso