Domenica si vota anche per rinnovare l’amministrazione comunale di Ischia. Non avvezzo a tali incombenze, confesso di essermi dimenticato di una simile opportunità sino a pochi giorni fa, quando Angela – una persona davvero angelica che io ho avuto la fortuna di sposare – ha SBROCCATO all’ennesima telefonata di chi chiedeva il suo voto, perché amico o amico di.
Sennonché alle telefonate sono seguiti gli appostamenti al supermercato, dal Dottore, dal pescivendolo, dal panettiere e finanche in spiaggia, una delle poche libere che ancora resistono nel comune di Ischia. Tutti, tutte, a chiedere una mano, promettendo a loro volta di dare una mano in caso fosse eletto nel consiglio comunale. Insomma, una mano lava l’altra…
Soltanto allora ho capito quanto fossi stato stupido per AVER CHIESTO UNA MANO A CHI GLI SERVIVA LA MIA MANO.
Dopotutto, a chi può importare delle difficoltà di un disabile in carrozzina e della sua richiesta di scivoli per i marciapiedi, per accedere alle spiagge, per salire la rampa di Sant’Antonio così da poter frequentare la biblioteca comunale, per…?
Insomma per vivere all’aria aperta, senza dover esser costretto a rimanere chiuso nel proprio studio, dal momento che il traffico sull’isola verde non è verde per la bellezza dei suoi parchi, ma per la bile degli automobilisti e di chi è costretto a schivarli?
Eppure mi avevano consigliato di andare di persona a parlare con il sindaco, così sensibile a tali tematiche riguardanti la viabilità, che in questi anni di mandato amministrativo ha sventrato strade, edificato parcheggi a più piani, immaginato e costruito rotatorie con piazze antistanti munite di parchi gioco, perché – si sa – ai bambini piace giocare in mezzo al traffico, ma soprattutto assistere ai numerosi incidenti causati dall’incuria degli isolani, ancora indecisi su chi spetti la precedenza in prossimità delle rotatorie.
Già lo sapete: non gli ho parlato personalmente, ma gli ho scritto più e più volte, sottoponendogli il problema della sicurezza nelle strade cittadine come uno dei problemi di tutta la collettività, persino dei suoi elettori, sì, quelli tanto entusiasti e orgogliosi di averlo votato, pronti a riportarlo nuovamente sullo scranno di sindaco.
Non ricevendo alcuna risposta, ho temuto un suo gesto estremo [chi mi conosce può comprendere lo stato d’ansia ogni volta che scrivo ad una autorità]. Fortuna vuole che l’angoscia è durata poco, avendo avuto modo di rivederlo, più pacioso e rubizzo che pria, inaugurare l’ennesimo cantiere di cemento, compiacendo il turismo della terza età, da sempre appassionato ai ”lavori in corso”.
Rassicurato, gli ho scritto, proponendogli una passeggiata in mia compagnia, disposto a cedergli la carrozzina elettrica ogni qual volta incontrassi una barriera architettonica. L’avete visto? E avete visto i giornalisti che formano il suo codazzo interessarsi ed eventualmente contattarmi per comprendere meglio la questione? Tutti/e impegnate/i. Dove? Ai cantieri, naturalmente!
E, finalmente, ho capito.
Dovevo essere io a dargli una mano a costruire un cantiere per erigere un monumento al disabile, così da passare alla storia come il 1º sindaco che, del disabile, ha fatto un monumento.
E chissà che non possa un giorno diventare senatore?
Ci pensi, Enzo Ferrandino!
Molto più di un mio misero voto. La gloria in eterno!
Tanto a magnificarla ci penseranno sicuramente i giornalisti dell’isola verde.