mercoledì, Ottobre 16, 2024

Una guerra santa che in Italia istiga alla guerriglia

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7 Ottobre: una data da calendario degli orrori che purtroppo ha finito per trasformare anche la manifestazione di sabato pro Hamas. Scontri al corteo pro-Palestina a Roma: 34 feriti, 4 fermati. E’ caccia al gruppo di violenti e sono sotto la lente anarchici e antagonisti. Il PD non tace, ma in fin dei conti, acconsente!

ATTORI E SPETTATORI di ANNA FERMO | Iran, Hezbolla e Houthi in Yemen cos’hanno in comune ? Nient’altro che la Guerra santa se adesso si sono alleati. Si, quella Guerra Santa che per noi poteva solo essere il titolo di qualche paragrafo di storia medievale e che per loro invece è passato, presente e futuro.
Questo dato di fatto deve farci riflettere seriamente, specie alla luce della guerriglia scoppiata durante la manifestazione di qualche giorno fa a Roma. Altro che pacifica manifestazione pro-palestina!

L’opinione pubblica che gravita attorno ai manifestanti di sabato a Roma, probabilmente, ipocritamente, è convinta che se Israele non ha il diritto di esistere non deve nemmeno tentare di difenderlo questo diritto. Per carità, è un’opinione, ma guarda caso, va a braccetto con Hamas e con, per l’appunto, la Guerra santa.

Tutti, in un paese democratico come il nostro, siamo a favore della libertà di manifestare sempre, ma ci sono dei limiti, il più delle volte evidenziati anche dai paradossi più assurdi. Un esempio? Deve farci o no orrore il fatto che le donne di Non Una di Meno manifestano a favore di un Paese in cui le donne che si rifiutano di usare il velo obbligatorio vengono uccise, in cui gli omosessuali palestinesi si rifugiano in Israele perché rischiano l’impiccagione? Manifestare a favore di questa gente è o no come voler evitare di chiedere: chi ha scatenato la guerra? E, come mai non c’è nessuno che chiede il cessate il fuoco ad Hamas? Ma soprattutto, chi è Hamas? Terrorismo o come certa sinistra vorrebbe stranamente identificarlo, un movimento simil partigiano?
La manifestazione del 5 ottobre, svoltasi tra l’altro senza autorizzazione alcuna e che ha visto la partecipazione di 5mila persone, compresi i guerriglieri, non aveva nulla di pacifico sin dall’inizio. Il Viminale non aveva torto!
Il 7 ottobre 2023 non è stato un atto di resistenza. Non è stato un atto pro Stato palestinese, ma piuttosto, vista la violenza, un atto ferocissimo contro l’esistenza dello Stato d’Israele.

Possiamo discutere infinitamente sulle nefandezze dell’attuale governo d’Israele, si può tranquillamente confermare che soprattutto le ultime posizioni assunte non possano che ritenersi oggettivamente sbagliate, eppure, parlare di territorio occupato sarebbe una menzogna.
Non c’è dubbio che specie tra i nostri giovani manifestanti, c’è una grande confusione sulla questione e tutto quale conseguenza di una profonda ignoranza in materia, tanto che oggi più che mai si può essere certi di una totale sovrapposizione tra antisemitismo e antisionismo, ma i fatti di Roma confermano anche altro, la presenza di infiltrati che non hanno nulla a che vedere con il pacifismo.
“Esprimo la piena solidarietà, mia e del governo, alle Forze dell’ordine, insultate e aggredite da sedicenti ‘manifestanti’ che usano ogni pretesto per sfogare la loro assurda violenza. È intollerabile che decine di agenti vengano feriti durante una manifestazione di piazza. Ringrazio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il capo della Polizia e tutti gli uomini e le donne che ogni giorno lavorano per garantire la nostra sicurezza’.

Le parole di Giorgia Meloni non lasciano spazio ai dubbi.
Dopo i primi fermi in piazza, durante i disordini di sabato, ancora si indaga per dare un volto e un nome a tutti gli infiltrati violenti che hanno dato vita ad una vera e propria guerriglia urbana.
Gli scontri sono cominciati quando gruppi di incappucciati hanno lanciato sassi, bottiglie, bombe carta e un palo contro le forze dell’ordine. La polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni.
Sotto la lente oggi ci sono gli ambienti anarchici, dei centri sociali e degli ultrà. Alcuni potrebbero aver raggiunto la capitale da altre città sfuggendo agli imponenti controlli scattati proprio per l’allarme sui possibili infiltrati nella manifestazione, ripetiamo, vietata dalla Questura.

Al bilancio della giornata si aggiungono infatti oltre 200 persone allontanate prima dell’inizio della manifestazione, durante i controlli scattati ai caselli autostradali, nelle stazioni e nell’area attorno a piazzale Ostiense. Per 51 di loro è stato firmato anche un foglio di via da Roma poiché gravati da precedenti per reati contro l’ordine pubblico mentre in 150 per non farsi identificare hanno deciso di tornare indietro scortati fino a limite di provincia.
In queste ore si cercano i ‘registi’ dei disordini, chi in sostanza ha coordinato le mosse del gruppo di violenti, tutti travisati e in nero, che hanno dato il via alla guerriglia, gente che si suppone graviti attorno all’area dei centri sociali del nord, degli autonomi con agganci anche con gli ultrà più violenti. Tra i destinatari dei fogli di via alcuni militanti del centro sociale Askatasuna che si trovavano nelle prime file duranti i disordini.
“Almeno 34 persone sono rimaste ferite, di cui 30 tra le forze dell’ordine, mentre una ragazza è stata colpita alla testa e soccorsa sul posto. Dei fotografi sarebbero invece stati bastonati da alcuni manifestanti. A creare scompiglio a piazzale Ostiense sono stati i professionisti dei disordini, incappucciati e improvvisamente staccatisi dalla folla che invece sventolava bandiere libanesi, palestinesi e kefiah. E anche il vessillo giallo di Hezbollah”. “In piazza, proprio mentre i media israeliani annunciavano altri raid dell’Idf a Beirut con la morte del nuovo leader di Hezbollah, nello spezzone dei partecipanti libanesi al corteo qualche manifestante agitava la bandiera dei miliziani sciiti, il vessillo giallo, raffigurante la mano che stringe un fucile d’assalto stilizzato e il versetto del Corano sul Partito di Dio, Hezbollah appunto”. Dalla folla, dove tra diverse bandiere rosse dominavano quelle dei due Paesi arabi in queste ore sotto attacco di Israele, si sono levati slogan in difesa di Gaza e contro Netanyahu, Biden e Meloni, definiti “assassini”. Dietro lo striscione ‘Palestina e Libano uniti: fermiamo il genocidio con la resistenza’, i manifestanti hanno urlato cori chiedendo all’Italia di fermare la vendita e l’invio di armi a Tel Aviv. Poi il tentativo dei manifestanti di sfondare il cordone delle forze dell’ordine con il lancio di oggetti contro gli agenti, che hanno reagito con cariche, lacrimogeni e idranti per disperdere i violenti, molti incappucciati. Solo dopo diversi minuti di vera e propria guerriglia la situazione è tornata alla calma.

La condanna è unanime da parte di noi semplici cittadini, ma non c’è vera unanimità nella nostra politica.
Se il Governo Meloni stigmatizza le bandiere di Hezbollah e punta il dito contro il “sostegno al terrorismo andato in scena a Roma” , Schlein, anche se ci tiene a sottolineare che : «È chiaro che non era la nostra manifestazione, noi con chi vuole inneggiare ad Hamas e a quello che è successo il 7 ottobre non abbiamo niente a che spartire», sulla piazza di sabato fa un distinguo, perché – dice – non si possono bollare come violenti anche i ragazzi che erano lì pacificamente e in buona fede: «In quella piazza c’erano però anche tanti ragazzi che semplicemente volevano trovare un luogo dove poter manifestare per la pace. E per fortuna è stata per lo più pacifica, al netto degli scontri che ci sono stati e che sono stati gestiti, anche se purtroppo con dei feriti». Ma, insiste, «spero che nessuno chieda a me – per la mia storia e per il partito che guido – di dovere spiegare quanto noi siamo distanti da ogni metodo violento e quanto condanniamo ogni azione violenta. Noi siamo gli stessi che vanno in piazza a manifestare con le donne iraniane contro quel regime teocratico di Teheran».
Nel Paese le manifestazioni in vista del 7 ottobre non sono finite e a Torino il questore ha prescritto ai comitati organizzatori di svolgerle in un ‘altra data ed esclusivamente in forma statica.

Da oggi si aprirà una nuova stagione calda negli atenei con l’Intifada dei collettivi a cui, probabilmente, seguiranno agitazioni anche nei licei che già ieri avevano fatto azioni a Roma con tanto di foto di Netanyahu date alle fiamme. Sempre oggi a Roma un’altra manifestazione a rischio scontri: i movimenti e i collettivi manifesteranno in occasione della Cybertech Europe dove si parlerà di cybersicurezza.
La violenza di piazza sembra acuirsi di manifestazione in manifestazione e questo non è affatto una cosa da sottodimensionare come tenta di fare il PD.
Noi stiamo con le forze dell’ordine.

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