venerdì, Gennaio 10, 2025

Un’altra vittima del mal di vivere nell’isola del benessere

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Il suicidio di Lacco Ameno: casi in crescita a Ischia. Perché?

Daniele Raicaldo |C’è un’isola che si uccide. Silenziosamente. Vinta dalla depressione, sconvolta da pene d’amore che paiono fardelli insostenibili, obnubilata dalle difficoltà della quotidianità. E dopo il “boom” del 2013, con sette casi in un anno e i casi dello scorso anno (Carmine Castaldi – suicida dal Soccorso, e Maria Teresa Iacono – l’anziana ritrovata nel pozzo di casa), oggi Ischia rientra in quel vortice di tristezza, cordoglio e stupore che attanaglia la comunità ogni qualvolta eventi del genere si manifestano. Come se tutto ciò che è capitato nelle ultime settimane non bastasse, Lacco Ameno si tinge di nero: Angelo Mennella si toglie la vita. L’ennesimo suicidio, un gesto estremo che si aggiunge alla già lunga lista di nomi che riecheggiano nella memoria di molti: poco più di un mese fa il suicidio di Mario Mosca, ma basta volgere lo sguardo indietro per ripercorrere tragedie indimenticate.
Un gesto estremo mosso dalla disperazione quello del povero Mennella, classe ’40, che oggi, all’età di 75 anni, ha deciso di porre fine alla sua esistenza in questo mondo. Una scelta tremenda, drammatica: ha deciso di gettarsi dal balcone di casa. Cercare una spiegazione, sempre. Magari ricorrendo a quel che diceva il sociologo francese Emile Durkheim nel lontano 1897. Suicidi spinti da depressione (suicido melanconico), legato all’idea di una morte prossima (suicidio ossessivo) o come semplice atto drammatico spinto da un impulso del momento (suicidio impulsivo), spinto da un movente di tipo “altruistico” (come il suo vive e fosse di peso a qualcuno?).
E anche oggi, mentre la polizia di stato approfondisce la storia – terribile – di Lacco Ameno – tutti si interrogano sul motivo(o sui motivi, spesso le cause sono molteplici, ancor più spesso insondabili) che hanno spinto il Mennella a questo atto finale. Ma più che altro la domanda che, almeno in chi lo conosceva e gli era accanto, attanaglia le menti è: “Come mai non me ne sono accorto?”.
verso se stessi, in particolar modo nei cuori dei familiari e/o amici che non sono riusciti a comprendere in tempo l’assurda intenzione della vittima. Con il sospetto, talvolta, che quel po’ d’attenzione in più nei confronti di chi ci sta accanto avrebbe potuto cambiare le sorti. O forse no, chissà.

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