venerdì, Gennaio 10, 2025

Vaccino, e poi è arrivato il mio turno. Il racconto di Sandra Malatesta

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Io sono ansiosa e paurosa da sempre anche se, crescendo, ho imparato a convivere con le mie fragilità. L’altro ieri sera mi è arrivata mail di convocazione per il giorno dopo: 23 Aprile alle ore 18.00 per sottopormi alla vaccinazione anticovid.

Sono stata assalita, subito, dai dubbi che abbiamo un po’ tutti. “E se mi viene questo?”, “E se mi viene quello?”

Dovrò aspettare in fila? Un’ora in piedi? Io non ci riesco, mi fanno male le gambe. Che faccio, porto una sediolina pieghevole? Mio marito fa la fila per me mentre aspetto in macchina?

Insomma mi ha preso un poco d’ansia, poi ho iniziato a parlare con me stessa e mi sono tranquillizzata.

Passa la notte e, finalmente, arrivano le 17.00 di venerdì 23 aprile. Con Alfredo scendiamo un po’ prima per prendere il numero: non c’era nessuno!

Altre domande. “Ero troppo in anticipo?” Invece no, non c’era nessuno.

Mi hanno fatto entrare senza attesa. Fin da subito, è bastato vedere visi conosciuti che tra un saluto e un sorriso, mi hanno serenità.

Mi sono seduta a parlare con un giovane medico così bravo e così attento, che leggeva quello che avevo scritto e mi chiedeva conferma. Era uno dei due figli di Michele Leone, un amico e un prof della mia generazione.

Gli ho chiesto delle mie ansie per un’allergia asmatica che mi tormenta da sempre e mi ha spiegato che non dovevo preoccuparmi.

Dopo l’anamnesi sono passata nella cabina riservata alla somministrazione ed è arrivata una ragazza giovane in tutta mimetica. Le ho chiesto se era di Ischia e in modo gentile mi ha detto che è di Messina.

Mi sono seduta e ho scoperto la spalla, mentre mi faceva la siringa ho guardato i suoi occhi che mi hanno colpita. Le ho detto “anche con la mascherina si vede che lei è bella, ha due occhi dolci, dottoressa”.

“No signora, io sono un’infermiera, ma grazie” mi ha risposto.

Così mi hanno somministrato il temuto Astrazeneca che tanti stanno rifiutando e che anche io fino a qualche giorno fa, volevo rifiutare. Oggi (ieri, ndr) dopo un giorno, ho un poco di febbre e dolori vari alle articolazioni e so che poteva succedere. Il dottore Leone mi aveva spiegato tutto. Ho studiato e so come funziona un vaccino a vettore virale con DNA è un polimero organico a doppia catena formativa tanti nucleotidi, so e credo che i vaccini sono fondamentali per sconfiggere pandemie anche se, quando si tratta di un virus è tutto più difficile perché i virus sono soggetti a mutazione.

Se solo pensiamo al raffreddore che è veicolato da più di 2000 virus diversi…

Eppure come una stupida mi sono fatta suggestionare da notizie contrastanti e a un certo punto non ci ho capito più niente. Ma a che gioco si sta giocando?

Perché parlare male, malissimo, di un vaccino specifico e non dire niente di un altro ad RNA che costa dalle fino a 17 euro a fiala?

Perché una come me (e credo ce ne siano tante come me) deve andare in ansia, pensare male, perché?

Seguo i programmi dove virologi e medici preparati spiegano tutto e, più spiegano, e più non ci capisco niente.

Comunque ho voluto scrivere per ringraziare quei giovani che ho trovato al Palazzetto. Il dottore Leone e l’infermiera, la mia ex alunna Anna Sasso che mi è stata vicino quei dieci minuti dopo il vaccino facendomi distrarre, Fabio Mattera gentile come al solito. E poi il volontario Eugenio Di Meglio vedo spesso scendere da Buonopane in bici e la figlia Chiara Scotto D’Abusco: sono loro la parte migliore di un giorno in cui la tensione mi aveva fatto male.

Grazie ragazzi, continuate così! Voi e tutti quelli che a Ischia, in Italia e nel mondo stanno dando una grande mano per le vaccinazioni di massa.

Così, quando tutti i miei pensieri della sera prima si sono dileguati, senza fila, senza attese, senza numeri, mi è venuto da pensare che chissà, qualcuno in cui credo da sempre, ha voluto spiegarmi la strada che vedevo contorta e piena di pericoli.

Sandra Malatesta

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