Mio suocero Enzo “Baffo” Sirabella, provetto e ben noto capitano di macchine della Marina Mercantile, oggi brillantissimo novantunenne, mi ha raccontato spesso la storia delle navi cosiddette “tipo Sibilla” acquistate dalla Caremar, quando tale denominazione era, anche di fatto, l’acronimo di Campania Regionale Marittima, ovvero una delle costole della Tirrenia attraverso cui lo Stato controllava tali compagnie fino alla cessione alla Regione Campania nel 2009 e alla definitiva privatizzazione del 2012. Si trattava di autentiche Rolls-Royce del mare, come ama definirle un altro lupo di mare d’eccezione come il Cap. Michele Riccio. Nel nostro Golfo, alla fine degli anni settanta, ne arrivarono ben sette dai Cantieri Orlando di Livorno: Sibilla, Quirino, Naiade, Driade, Fauno, Vesta e Adeona. In epoca più o meno coeva, la Caremar acquistò poi anche la Nereide e la Tetide.
Questa tipologia di nave Ro-Ro (Roll On/Roll Off) era in grado di coprire la tratta Ischia-Napoli trasportando sia auto sia passeggeri in meno di un’ora. Ma allorquando la stessa Caremar si rese conto che effettivamente tale miracolo fosse a portata di mano, decise di limitarne la velocità sia per ridurre i consumi sia -principalmente- per “evitare di far concorrenza da soli alla linea aliscafi”, ricevendo tacita quanto immensa gratitudine anche dalle compagnie concorrenti sul collegamento veloce tra le isole del Golfo di Napoli e la terraferma.
E per farVi intendere quanto certe compagnie di navigazione continuino a fare il bello e il cattivo tempo in barba alle esigenze dei passeggeri e, soprattutto, alla qualità del servizio, posso portarVi oggi una testimonianza in cui, di certo, si saranno imbattuti in tanti ma che nessuno, come al solito, ha inteso portare all’attenzione dei media. Oggi il “Nereide”, in forza alla Medmar, è in servizio sulla linea Ischia/Pozzuoli e svolge -vivaddio- le corse invernali che in passato erano affidate, bontà loro, al più che vetusto “Benito Buono”. Tutte le sue corse, escluso l’ultima, durano intorno ai sessanta minuti, uno più uno meno. E per dirla tutta, altro che “Benito Buono”…: l’ultima corsa, quella delle 16.30 da Pozzuoli per Ischia, impiega da faro a faro poco più di quaranta minuti.
Questo per dire cosa? Capisco che, come amiamo dire in vernacolo, a fine giornata non si veda l’ora di raggiungere casa propria prima possibile. Ma perché con i trasporti marittimi è così difficile adottare quella perfetta “via di mezzo” che faccia contenti tutti e, peraltro, giustifichi maggiormente tariffe diventate ormai esosissime anche per noi residenti? E per quanto attiene alla Caremar, non sarebbe il caso di riuscire a conciliare gli orari di ripartenza da Procida in modo da consentire una maggior velocità di navigazione alle singole unità? E qualche aliscafo meno antidiluviano, lento e ingombrante da manovrare no?
Daily 4ward di Davide Conte del 11 dicembre 2024