domenica, Aprile 13, 2025

Venerdì Santo: conto alla rovescia per la processione più attesa dell’isola

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Storia, arte e spiritualità nella tradizione secolare della Congrega dei Turchini e della Chiesa di San Tommaso d’Aquino

A Procida, il silenzio della Settimana Santa è carico di significato. Le stradine si svuotano, le voci si abbassano, i cuori si aprono alla riflessione. Manca ormai poco alla Processione del Venerdì Santo, l’evento clou dell’anno liturgico isolano, e l’intera comunità si prepara a rivivere uno dei momenti più profondi della propria identità religiosa e culturale.

Al centro di questa esperienza spirituale e popolare c’è la Congrega dei Turchini, antica istituzione laica nata nel XVII secolo e custode di una delle tradizioni più radicate e suggestive dell’isola. La sua storia si intreccia indissolubilmente con quella della Chiesa di San Tommaso d’Aquino, sede ufficiale del sodalizio e scrigno di fede e arte.

La Congrega dei Turchini fu fondata il 16 maggio 1627, presso l’Abbazia di San Michele Arcangelo, cuore spirituale di Procida. Si trattava di una confraternita laica, nata sotto l’invocazione dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria e posta sotto la protezione di santi particolarmente cari alla Compagnia di Gesù: San Giuseppe, San Michele Arcangelo, Sant’Ignazio di Loyola – fondatore dei Gesuiti – e San Francesco Saverio, missionario e santo gesuita per eccellenza.

La congrega fu voluta e organizzata con il sostegno dei Padri Gesuiti, allora molto attivi sull’isola. L’obiettivo era quello di unificare le diverse confraternite presenti sul territorio in un’unica realtà spirituale e operativa, capace di promuovere la devozione popolare, le opere di carità e le celebrazioni liturgiche più solenni.

Il nome “Turchini” deriva dal mantello blu che i confratelli indossavano durante le cerimonie e le processioni. Questo colore li distingueva dai membri della Congrega dei Bianchi del Santissimo Sacramento, formata esclusivamente da nobili e notabili locali, e che aveva invece il compito di organizzare le celebrazioni del Giovedì Santo.

Dopo oltre due secoli di attività, alla fine del XIX secolo la Congrega visse una svolta decisiva. Nel 1885, acquistò per l’importo di 3.000 lire l’edificio dell’attuale Chiesa di San Tommaso d’Aquino, situata in una posizione più centrale e accessibile rispetto alla sede originaria di Terra Murata.

La chiesa era stata costruita per volere della famiglia Minichini, un’importante casata procidana, che ne richiese l’intitolazione a San Tommaso d’Aquino, uno dei più grandi teologi della Chiesa cattolica. L’edificio avrebbe dovuto essere annesso a un convento di clausura per suore, ma il progetto non fu mai portato a termine.

Il trasferimento ufficiale avvenne il 29 agosto 1892, con una solenne processione che vide i confratelli sfilare dall’antica sede fino alla nuova chiesa, portando con sé simboli, arredi e reliquie. Il passaggio fu ratificato con il Reale Assenso del Re d’Italia Umberto I, firmato il 12 giugno dello stesso anno, conferendo al sodalizio una legittimazione ufficiale e duratura.

Oggi la Chiesa di San Tommaso d’Aquino è il cuore pulsante della vita spirituale della Congrega. Al suo interno si trovano opere d’arte di grande valore storico e devozionale. La più celebre è senza dubbio la scultura lignea del Cristo morto, realizzata nel XVIII secolo dal maestro Carmine Lantriceni, scultore napoletano attivo in ambito sacro. La statua, estremamente realistica e toccante, viene portata in processione il Venerdì Santo, suscitando commozione e raccoglimento tra i fedeli.

Accanto ad essa si possono ammirare anche preziosi dipinti, tra cui un quadro raffigurante l’Immacolata Concezione, affiancata da San Giuseppe e Sant’Ignazio di Loyola, a testimonianza del legame profondo con la spiritualità gesuitica e con la missione originaria del sodalizio.

La Processione del Venerdì Santo, organizzata sin dalla fondazione dalla Congrega dei Turchini, è il momento culminante della Settimana Santa procidana. In origine, si trattava di una vera e propria processione penitenziale: i confratelli sfilavano a piedi nudi, flagellandosi, indossando cilici e corone di spine. Un rito di espiazione e sacrificio, in cui il dolore fisico si univa a quello spirituale, in memoria della Passione di Cristo.

Con il passare dei secoli, la processione ha assunto un tono più sobrio ma non meno intenso. Ancora oggi, il Venerdì Santo, all’alba, le strade dell’isola si riempiono di un silenzio irreale. Le statue religiose, i “misteri” (scene della Passione realizzate da giovani artisti locali), i confratelli incappucciati con il loro mantello blu e la bande musicale che suona marce funebri creano un’atmosfera unica, carica di emozione e spiritualità.

Oggi, a quasi 400 anni dalla sua nascita, la Congrega dei Turchini continua a rappresentare un pilastro della vita religiosa e culturale di Procida. La sua attività non si limita all’organizzazione della processione, ma si estende a tutto l’anno, con momenti di preghiera, attività caritative e iniziative culturali.

In un mondo che cambia rapidamente, la fedeltà della Congrega alla sua missione originaria è un segno di continuità e speranza. La Processione del Venerdì Santo non è soltanto un evento: è un rito identitario, un patrimonio immateriale che attraversa il tempo e le generazioni, e che ogni anno rinnova il legame profondo tra la comunità procidana e la sua fede.

Il conto alla rovescia è iniziato. Tra due settimane, Procida si fermerà ancora una volta per accogliere il Venerdì Santo. E sarà, come sempre, un momento di silenzio, bellezza e memoria condivisa.

Autore

  • Leonardo Pugliese

    Leo Pugliese, nasce a Napoli ma vive e risiede a Procida. Giornalista da oltre 20 anni, è laureato in Scienze Politiche ed è stato giovane Ricercatore Universitario. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche, diverse TV e programmi televisivi. E' padre di Michela, la gioia della sua vita.

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