Il vocabolario italiano contiene tante parole, tra le più appropriate a questa situazione troviamo sicuramente “vergogna” e “dimissioni”.
Per la prima va bene questa definizione: “La vergogna è una emozione che accompagna l’auto-valutazione di un fallimento globale nel rispetto delle regole, scopi o modelli di condotta condivisi con gli altri; da una parte è una emozione negativa che coinvolge l’intero individuo rispetto alla propria inadeguatezza” (Wikipedia); per la seconda, invece, sempre Wikipedia scrive: “Le dimissioni sono l’atto con cui un lavoratore dipendente recede unilateralmente dal contratto di lavoro che lo vincola al datore di lavoro nel suo rapporto di lavoro.”
Nel nostro caso, invece, il rapporto tra le parti, lavoratore e datore di lavoro, è molto più elevato: parliamo di elezione, di suffragio popolare.
Anna Lucia Miragliuolo ha perso ogni agibilità politica. I motivi che hanno spinto Gaetano Grasso a revocare due ordinanze non li conosciamo e non li vogliamo neanche conoscere. Ci interessa pensare, invece, ai vari Luigi, Paoletto, la piccola Anna, Nuccia da Procida e tutti gli altri che hanno avuto demolita la propria, unica, abitazione sfregiati, offesi e violentati per il comportamento di assurdo di qualche affamato palazzinaro.
E’ bastato essere eletti e, con un po’ di potere, fara i fatti proprio.
Perchè la Miragliolo passerà alla storia?
Perchè si è “fatta” autorizzare a costruire abusivamente! VERGOGNA. VERGOGNA.
L’opposozione tace, complice di un sistema malato, infetto e putrido (pensate un po’, lo gestisce anche un politico come Loredana Cimmino) e Anna Lucia Miragliuolo contuinua a fare l’assessore. Certo, se poi dovrebbe essere Giovan Battista Castagna a sentirsi in obbligo verso chi ha la casa demolita, lui che è sotto processo per gli stessi reati, allora stiamo bene.
Ma nel caso specifico la vergogna è ancora peggio. Non basta l’assessore, ci vuole anche il componente della commissione per il paesaggio o quello che sia. Vergogna e dimissioni. E non saremmo paghi.
p.s. Abbiamo fiducia nei giudici. Speriamo nel sequestro
Editoriale di Gaetano Di Meglio
Piace “ … valutazione di un fallimento globale nel rispetto delle regole” come definizione, tra le tante s’intende della vergogna che è certo un sentimento ma ha anche componenti di emozioni, e quelle che ho letto sono di caratura non bassa s’intende.
Non entro nel merito. Faccio osservare che il consumo del territorio è problema ordinario certo ma cosa s’intende lasciare alle future generazioni?
Nel millennio passato e verso l’ultimo lustro o più o meno varie osservazioni di sociologi e non, hanno messo in evidenza il controllo delle nascite come una necessità, ora il tema è chiaramente dèmodé, ma assicuro che era collegato alle condizioni varie che andavano dell’abbandono delle campagne fino a quella che era l’emigrazione interna con intrecci diversi ma tutti miranti a invogliare un rallentamento della procreazione.
I fatti socioeconomici degli ultimi anni hanno dimostrato che non era un problema. Eppure mentre se ne parlava l’abusivismo edilizio imperava. Speriamo che oggi che non se ne parla almeno rallenti.