LE STORIE DI SANDRA MALATESTA| E per questa domenica scelgo di parlare di della mia passione per la scrittura nata con me e lo posso dire con sicurezza. Abitavo alle Palazzine del Sole a Via Venanzio Marone con i miei genitori, mio fratello Massimo e le mie sorelle Patrizia e Marina, e sullo stesso piano abitava la signorina Rosetta Pacifico, sorella del professore Tommaso che insegnava al liceo classico lettere, latino e greco. Quando andammo ad abitare lì, di pomeriggio mi piaceva andare da Rosetta, che preparava i bambini per fare la famosa Primina. Io ero avanti a scuola e facevo presto-presto i compiti per stare con lei. Mi sedevo intorno al suo tavolo, ascoltavo e con una penna in mano, scrivevo pensieri vari. Rosetta lo disse a mio padre che un giorno mi portò un diario con la chiavetta dicendomi di scrivere quello che mi veniva e di conservare.
Cominciai così, ogni sera con poche righe stesa a pancia sotto sul letto e poi nascondendo il diario tra rete e materasso. Da allora non ho più smesso e ho scritto sempre di me, di quello che avevo fatto, delle mie amiche, dei nostri giochi, e poi man mano di raccontini semplici. Essere nata in un villaggio di pescatori dove si viveva con poco e con poco si era felici, mi ha segnata nel modo di vivere. Ancora oggi io amo le cose semplici, ancora oggi spugno la fetta di pane per metterci lo zucchero sopra, e ancora adesso ripeto tante tradizioni di allora. Così, per caso, cominciai ormai quattro anni fa a scrivere per gli altri e piano piano ho raccontato e raccontato. Mi piace tanto dire le cose in modo facile e sono felice che tanti cresciuti con me mi leggono e ricordiamo e ci emozioniamo. Sono sempre più convinta che la vita è oggi, questo momento in cui sto scrivendo e che vivere il presente significa anche stare bene con sé stessi, così come credo che il passato debba far parte del presente non in modo nostalgico e malinconico, ma in modo costruttivo, perché lo abbiamo vissuto ognuno a suo modo e tanti di noi con quel passato abbiamo imparato a tenere vive tradizioni che si ripetono uguale e che fanno la vita.
Io amo la cultura e studio sempre soprattutto di Scienze, e di Letteratura, ma so che non tutti hanno avuto la possibilità di essere colti e volare sul bigottismo e sui limiti morali spesso imposti da altri, e io ne conosco tanti e tanti. So che oggi si grida alla cultura, al sapere, ma so anche che non sempre siamo tutti in grado di leggere cose di un certo livello. Ma allora perché criticare magari chi legge un normale settimanale, o non partecipa a conferenze di un certo livello perché sa di non capirci niente e non vuole far vedere che invece capisce?. E se sto scrivendo questo è anche perché ne ho sentite e sentite. Così oggi mi è piaciuto dire che sono contenta che i miei semplici raccontino piacciano a tanti, a persone colte o non colte, ma sono contenta soprattutto di essere stata capita da chi mi legge. VOGLIO RINGRAZIARVI TUTTI e dirvi che continuerò a scrivere in modo semplice, perché quei sorrisi, quel cantare delle nostre donne, quei vestiti della Domenica da togliere tornati dalla messa, quelle carezze dolci, quell’attesa dietro ai vetri delle mogli dei pescatori fino a che non li vedevano spuntare, per poi correre a preparare la bacinella con l’acqua calda per i loro piedi, io li tengo come un tesoro prezioso che non deve essere chiuso in cassaforte, perché ne ho bisogno sempre e lo indosso con orgoglio. È il tesoro della vita semplice che sa di essere grata alla vita per ogni istante che è grazia.
LE PRIME VOLTE CHE SCRIVEVO: 20 giugno 1962
Oggi pomeriggio sono andata alla spiaggia a piedi scalzi, ma da casa sono uscita con i sandali. Abito a pochi metri dal mare e mi piace camminare a piedi nudi. Ci siamo ritrovati in tanti perché la scuola è finita e torneremo il primo ottobre. Sotto i gozzi dei pescatori abbiamo appoggiato magliette e sandali e subito ci siamo tuffati a mare a fare le gare a chi prendeva il fondale più lontano dalla riva. A un certo punto mi sono spaventata perché mi sembrava che mi scoppiassero le orecchie e sono risalita piano piano. Ho perso la gara, ma sono stata contenta perché poi sulla sabbia calda mi sono sentita bene. Verso le cinque abbiamo fatto la partitella facendo le porte con le falanghe dei pescatori e la linea del centrocampo tirando con i piedi uno di noi seduto per terra. Che bel pomeriggio ho trascorso e prima di tornare a casa abbiamo mangiato pane e pomodoro portato dalla mamma di Carla e come era buono mamma mia. Ciao caro diario ti racconto poi di domani.